Ci sono canzoni che arrivano d’ispirazione agli artisti in sordina, magari di notte, senza bussare e chiedere permesso. Stanno lì nella loro testa con un riff che ha già un’anima preponderante, ma ancora senza uno scheletro e pelle; nascono lentamente, come un bambino nella pancia, si trasformano divenendo opere prime di tutto rispetto.
Questo è accaduto con il brano Vicino del cantautore ventiseienne veneto Simone Laurino, che trasferitosi da Verona a Bologna ha ricominciato il suo percorso artistico con la lavorazione di un disco tutto suo sotto le etichette Fonoprint Records e Garrincha Dischi.
Lo abbiamo conosciuto per la sua partecipazione a Sanremo Giovani e per l’esibizione all’Arena di Verona, ma soprattutto per la sua adesione alla finale dell’edizione 2020 di BMA (concorso di musica d’autore che si svolge a Bologna) che lo ha reso vincitore con tanto di targa alla mano.
Un ragazzo umile e dolce, lo si capisce anche dai testi, autore e produttore di un sound internazionale che spazia in vari generi, dall’elettronica al sampling.
Vicino è un brano che arriva dopo il periodo difficile della pandemia, che cerca un pubblico nuovo che possa essere conquistato dalla bravura del giovane autore. La canzone racconta di un amore arrivato allo stremo e della difficoltà della comunicazione di coppia, mentre il suono che accompagna questa storia, è malinconico e suggestivo.
Noi di Futura 1993 siamo stati colpiti dalla profondità del brano; consapevoli che il futuro disco non ci deluderà, abbiamo pensato di fare qualche domanda all’artista per ascoltare il suo punto di vista!
Ciao Simone! Ti abbiamo lasciato nel 2020 con dei lavori in corso che vedono la luce proprio adesso. Come stai e com’è stato il rientro nelle scene?
È stato davvero bello e inaspettato. È liberatorio che un pezzo venga pubblicato, non puoi più dire: “Aspetta che rivedo un attimo quella cosa!”. Quello che potevi fare l’hai fatto e questo mi dà modo di fare spazio ad altre cose, è una buona sensazione. Abbiamo già ottenuto qualche risultato, il pezzo è entrato in alcune playlist editoriali (non sono proprio il tipo di persona che va a controllare queste cose ogni minuto, però è stato bello, non lo nego affatto!) e c’è stato un bel riscontro da parte di chi l’ha ascoltato. Ho sentito tanto affetto, io non sento di meritarlo però c’è stato.
Il singolo di lancio si chiama “Vicino” e ha una storia particolare: quando l’hai scritto non ne avevi visto il potenziale ma poi qualcosa è cambiato. Ci racconti com’è nato?
È nato due anni fa, era notte e avevo questa particella di piano che mi girava in testa, che poi è la stessa che fa praticamente tutto il pezzo dall’inizio alla fine, ed è partito tutto da lì.
Il testo bene o male l’ho scritto quella stessa notte e non mi dispiaceva, era adolescenziale a tratti ma riflessivo.
Gli ho dato una smussata nei mesi successivi. L’ho capito dopo che cosa volessi dire (dirmi) con quel brano.
“Sono un disilluso, un povero stronzo / se solo potessi tornare indietro di un secondo, ti direi quello che posso”. Quando una relazione finisce, immaginiamo sempre cosa avremmo potuto cambiare per migliorare le cose. Se potessi rivivere il passato muteresti qualcosa di te?
Ma certo. Proprio perché non si può rivivere ti dico sì. Però, ora che ci penso, se mutassi delle cose di me del passato, (che di solito sono gli errori no?) comprese le cazzate che hai fatto, le cose che non volevi dire ma che hai detto, una cattiva scelta, ecc…
Ecco, se mi impedissi di fare o dire delle cose, mi mancherebbe un’esperienza; quindi, forse è meglio lasciare tutto com’è.
Magari se tornassi indietro sai cosa farei piuttosto? Andrei a comprarmi un vagone di Winner Taco nel 2014 prima che li tolgano di nuovo dal mercato!
“Non ti voglio stare accanto, ma starti vicino”. È incredibile come questi due sinonimi cambino però totalmente il senso della frase. Cosa significa per te stare vicino a qualcuno?
Eh, bella domanda. Perché non a tutti stai vicino allo stesso modo e non tanto per il fatto che a uno vuoi meno bene e all’altro di più, magari anche ma soprattutto perché siamo diversi e ognuno ha bisogno di cose diverse. Magari per qualcuno stargli vicino significa lasciargli spazio, per esempio, la vicinanza non è solo fisica per forza. Essere vicini a qualcuno lo vedo quasi più come una vicinanza di pensiero, di mente. È casa.
Musicalmente il brano è particolare, mescola varie sonorità che creano un unico filo conduttore. Com’è stato crearla ma anche produrla?
Un trip da quando ho cominciato a scriverla, il finale così rocambolesco c’era dal primo provino. Poi in Fonoprint con Claudio Adamo abbiamo messo a fuoco tutto, e abbiamo fatto quello che volevamo fare, il che è una fortuna gigante.
Abbiamo potuto usare attrezzature analogiche e strumenti musicali che suonavano veramente bene e tutto ciò ci ha aiutati ad individuare il carattere del pezzo anche e soprattutto perché ci siamo divertiti nella sperimentazione.
Tante cose le abbiamo scartate ed è stato bello così: ci hanno aiutato a capire dov’era la canzone e credo che alla fine l’abbiamo trovata.
A proposito di Claudio Adamo. Qual è l’origine della vostra collaborazione?
Ci siamo trovati in studio per mixare un po’ di miei pezzi e da lì ne abbiamo prodotti due. È stato tutto estremamente naturale, ci siamo trovati benissimo a fare musica assieme e a ragionare sulle canzoni. E per me è abbastanza. Claudio è bravissimo, sa fare tutto: è un polistrumentista, scrive testi e musica, produce e fa pure il fonico. Manco a dirlo cucina pure bene!
Canti in italiano ma la tua musica è internazionale: ti piacerebbe sperimentare anche in altre lingue per poter arrivare ad un pubblico più ampio?
No, al momento non è una cosa che mi incuriosisce, mi mancherebbe la padronanza della lingua ma più che altro il poterla vivere.
Sarei curioso di aggiungere delle parti di testo in altre lingue, tipo come faceva Battiato in gran stile.
Però resto dubbioso, dovrebbe essere una cosa che prima di tutto convince me, che abbia un senso per la canzone e non sia manierista.
Nel 2020 la tua partecipazione al BMA ti ha reso vincitore del contest, prima hai partecipato a Sanremo giovani e ti sei esibito anche nella maestosa arena di Verona. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?
Quella del BMA è in assoluto quella che mi sento di portare su un palmo di mano. Il fatto che non si respirasse una cattiva competizione ma che ci fosse un reale coinvolgimento nel fare concerti assieme è una cosa che non ho trovato da nessun’altra parte. Le altre esperienze non hanno avuto lo stesso impatto perché la musica era meno coinvolta.
Il periodo covid ti ha sicuramente segnato musicalmente, ma la firma con le etichette Garrincha Dischi e Fonoprint hanno migliorato anche questo duro periodo. Stai lavorando ad un disco, come lo immagini e quando avremo l’onore di ascoltarlo?
Molto presto, è praticamente già pronto ma una cosa alla volta. Con Garrincha e Fonoprint stiamo lavorando per fare una cosa che ci piaccia, è una squadra bellissima e ne sono davvero grato.
Da Verona sei passato a Bologna. A cosa è dovuto questo cambiamento? Sei stimolato da questa città molto ricca culturalmente?
Eh, tante cose, da dove comincio? Ero convinto che se non fossi partito a 25 anni non sarei partito più, volevo trovarmi in un’altra situazione e “ricominciare”. La classica storia no? Poi una marea di altri fattori tra cui anche il fatto che Bologna mi piace davvero molto, la sento come una casa e non è una sensazione scontata.
Noi speriamo presto di vederti live! Ci sono progetti a riguardo?
Io non vedo l’ora di tornare a suonare e anche la band al seguito! Stiamo preparando i concerti e stiamo cercando di mettere in piedi una cosa che spettini. Ci aggiorneremo molto presto di sicuro!
di Giada Consiglio
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