“Te ne vuoi andare/ in un luogo diverso/ dal profumo intenso”, così Pascucci apre il refrain del suo ultimo singolo Coriandoli e cicatrici, uscito per Artist First il 6 aprile scorso. Questo brano è l’ultimo dei cinque singoli usciti dal 2020, anno in cui l’autore decide di intraprendere un percorso musicale e artistico da solista.
Classe 1996, cantautore e produttore fanese, Davide Pascucci.
Fin da piccolo immerso nella musica, frequenta il Liceo Musicale di Pesaro focalizzando i suoi studi sul canto lirico, la chitarra e il pianoforte. Negli anni intraprende la strada più vicina alla produzione musicale. Entra nel corso triennale di Musica Elettronica del Conservatorio G. Rossini di Pesaro e inizia a collaborare con vari artisti locali come producer.
Abbiamo deciso di ascoltare il punto di vista dell’artista, per comprendere il testo profondo e delicato di questo pezzo, così gli abbiamo posto qualche domanda.
Il brano Coriandoli e cicatrici, come già anticipato, presenta un tema sensibile di cui si parla troppo poco, l’abuso e la violenza. Buona lettura.
Ciao Davide, dall’ultimo singolo, Coriandoli e cicatrici, ma anche dai precedenti singoli, si nota la voglia di esprimere sentimenti propri e altrui. Immagino tu sia una persona abbastanza empatica. Come hai capito che sarebbe stata la chiave di scrittura per buona parte dei tuoi brani?
Diciamo che la scrittura è nata come esigenza. Ho sempre amato comporre musica e melodie, dopodiché è stato naturale associare anche delle parole. Mi piace molto scrivere di quello che mi succede intorno e l’empatia mi aiuta molto in questo. Sento di essere una persona molto sensibile e mi piace riflettere sulle emozioni mie e degli altri.
Rimanendo sull’ultimo singolo uscito il 6 aprile, Coriandoli e cicatrici, hai trattato una tematica molto delicata e difficile, la violenza e l’abuso. Se ne parla sempre troppo poco e spesso in modo sbagliato. Cosa ti ha spinto a scrivere questo testo?
Ho sempre voluto poter raccontare questo argomento in un mio brano. Negli anni mi è capitato che persone a me vicine mi raccontassero delle loro esperienze di violenza subita e volevo poter dare spazio, nel mio piccolo, a questo argomento, ma la delicatezza della tematica mi ha sempre fermato. Nonostante ciò, quando composi la base di Coriandoli e Cicatrici, le sensazioni che mi dava la musica mi hanno ispirato a scrivere il testo che potete ascoltare oggi.
Chi è Pascucci in arte e chi è Davide? Vi incontrate mai?
Siamo due facce della stessa medaglia: mentre Davide riflette, Pascucci dà voce ai suoi pensieri. Uno è la mente e l’altro è il braccio. Si prendono un caffè insieme nei meeting di lavoro.
Parlaci dei tuoi collaboratori e della tua etichetta.
Dal punto di vista musicale nasce tutto dalla mia camera da letto, lì scrivo e compongo i miei brani, dopodiché mi affido ad uno studio nella mia città che si chiama House Music Fano, dove affiniamo la produzione e finalizziamo i brani. Per il resto in realtà non ho un’etichetta.
Ho iniziato completamente da indipendente distribuendo la mia musica attraverso un sito online, per poi essere contattato da Artist First con i quali collaboro tutt’ora. Inoltre con il tempo si è venuto a formare un piccolo team che mi aiuta con tutto il resto.
Ad oggi sono usciti cinque singoli. Hai seguito un percorso lineare, ma mai banale. Pensi di esserne soddisfatto? Ti piacerebbe sperimentare generi diversi o preferisci mantenere un sound indie-pop?
Sono molto soddisfatto dei risultati avuti fino adesso ma punto sempre a migliorare, mentre per il sound tendo sempre a sperimentare cercando di mettere influenze di generi diversi ma tenendo sempre un collante tra tutti i brani.
Come ben sai la musica, nell’ultimo anno e mezzo, ne ha risentito molto causa pandemia. Cosa ti è mancato di più del tuo lavoro?
Vorrei tanto poter suonare live, mi è capitato in passato ma non sono ancora riuscito a farlo da Pascucci per la situazione attuale, speriamo di poterlo fare presto!
Hai in cantiere progetti futuri? Ti va di svelarci qualcosa?
Vorrei pubblicare un EP, magari entro la fine dell’anno.
di Elvira Cerri
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