Dal 3 dicembre è disponibile su tutte le piattaforme di streaming “Non lasciarmi più”, il nuovo album di Carlo Audino.
L’album Non lasciarmi più di Carlo Audino parla della paura di trovarsi dispersi da soli nelle onde della vita e delle svariate situazioni che questa ci pone di fronte quotidianamente, facendoci scegliere se bianco o nero e in base a questa scelta forgiare il nostro destino.
Questo lavoro sottolinea la continua successione di scelte, offrendo tredici brani che vedono altrettanti protagonisti cimentarsi in prove di vita più o meno impegnative: storie di amori, amicizia, fratellanza, solitudine, opportunità e decisioni estreme, ma anche futili o addirittura solo immaginarie.
Abbiamo incontrato Carlo Audino per fargli qualche domanda!
Ciao Carlo e benvenuto su CSI Magazine. Avresti voglia di raccontarci in qualche riga il tuo percorso musicale dagli inizi ad oggi?
Nella mia famiglia si è sempre fatta molta musica: ricordo che ogni compleanno o festa comandata era la perfetta occasione per stare tutti insieme a mangiare, giocare e cantare!
Mio zio suonava la fisarmonica e mio padre la chitarra. Era quindi inevitabile che noi, figli e nipotame vario, venissimo contagiati dalla vena artistica.
Nel 1979, ragazzo quindicenne, decisi di imbracciare la chitarra di mio padre che era appesa per la cinghia su due chiodi in sala da pranzo e, grazie ai primi rudimenti forniti proprio dal mio “boss”, ho cominciato a suonarla.
Si è così aperta un’autostrada di possibilità ed occasioni che mi hanno aiutato sia nell’adolescenza da timido che nella vita successiva fino ad arrivare ai giorni nostri.
Perché la scelta di pubblicare un album proprio adesso?
In chiusura di questo anno particolarmente produttivo, ho deciso di pubblicare il mio primo album comprendente, tra gli altri, i primi brani che ho pubblicato in sordina e che non hanno avuto alcuna spinta promozionale (Adesso no, Bosko e Admira, Mago Merlino e Carolina). Diciamo che si tratta di un regalo natalizio per chi ha voglia di avventurarsi nei meandri delle mie composizioni.
C’è un filo conduttore che lega i brani? Se sì, qual è?
La paura di trovarsi dispersi da soli tra le onde della vita e delle svariate situazioni che questa ci pone di fronte quotidianamente facendoci scegliere se bianco o nero e in base a questa scelta forgiare il nostro destino.
Non lasciarmi più tocca l’affettuoso disagio del “pelosetto” che si è smarrito nell’omonimo brano, la fortissima connessione di due amanti (Il tuo seno) e il ricordo di una storia nata e ormai sepolta nonostante impedimenti altrui (Lady Laura).
Inoltre, si parla di un amore terminato drasticamente per un facile tradimento (Adesso no), due innamorati uniti per l’eternità sotto i colpi dei cecchini (Bosko e Admira) e della triste solitudine di un ragazzo timido che non riesce ad esternare il proprio amore (Tela di ragno).
Poi ancora, l’affettuoso abbraccio delle onde in modulazione di frequenza di un’amica speaker (La voce della radio), il tentativo rude e consolatorio del flaccido Merlino (Mago Merlino), la crisi sentimentale della malvagia Strega Bugia (Canto di strega) e il generazionale comportamento rivoluzionario contro i genitori (Carolina).
Infine, il malinconico ricordo di serate passate a cantare in spiaggia con amici svaniti nel tempo (Canzoni d’amore), l’aiutare a tutti i costi persone sconosciute che lottano per la vita (L’uomo del sangue) e il distacco tra fantasia e realtà nel dramma farneticante di un politraumatizzato su letto d’ospedale (Autostop).
Tutti i brani sono vere e proprie fotografie di emozioni provate in particolari momenti della mia vita.
Tra tutti i brani presenti nel disco, qual è quello a cui sei più affezionato e perché?
Tutti i brani, essendo stati scritti da me in conseguenza di un evento della mia vita, hanno un valore incommensurabile. Dipende molto anche dal momento: a volte ho bisogno di ascoltare più l’una che l’altra.
Sicuramente un pezzo che teneramente mi ricorda la mia infanzia è “Lady Laura” ma poi l’attenzione mi ricade sui pianti che feci scrivendo “La voce della radio” oppure su “Bosko e Admira”.
In questo periodo ho spesso voglia di ascoltare Autostop perché mi fa ricordare quanto sia importante la vita proprio perché mi stava sfuggendo fra le dita qualche anno fa per colpa di un incidente stradale. E poi ci sono le altre (comprese le oltre centocinquanta ancora non pubblicate)…
Hai voglia di parlarci del tuo ricordo più bello legato alla musica?
Quando feci il militare (!!!) ricordo che mi trovai da subito al centro dell’attenzione di tutti gli altri commilitoni proprio perchè cantavo e scrivevo canzoni. Eravamo molto lontani da casa e, sia il sottoscritto che gli oltre trecento ragazzi come me, eravamo molto nostalgici soprattutto quando ci vietavano addirittura la libera uscita.
Proprio in una di queste sere mi sono ritrovato a suonare e cantare (ovviamente sempre senza alcuna amplificazione!) al centro di questo larghissimo vano scala.
Alzando lo sguardo potevo vedere le varie rampe che salivano fino all’ultimo piano affollate di ragazzi che intonavano all’unisono con me le varie canzoni!
L’acustica era eccezionale e, oltre a brani famosi, spesso chiedevano anche le mie canzoni.
In particolare ho molto impresso il ricordo di me che cantavo, nell’ampio vano scala di una caserma militare calabrese, la mia canzone Canto di Strega accompagnato dal coro improvvisato degli altri giovani militari che cantavano e sognavano con me.
Cosa bolle in pentola per il 2022?
Il nuovo anno inizierà con una canzone dedicata all’ambiente ed al problema dell’inquinamento dal titolo Acqua e cenere e poi una canzone giovanile Ali e una romantica Non per Lucia, seguita da Micina, dove si descriveranno i maliziosi passi felpati di una gattina.
In primavera, con Bisogno di lei (che a gennaio partecipa al contest “Una voce per San Marino”), si affronterà il tema della violenza psicologica sulle donne. Mi piacerebbe anche organizzare un live a Roma.
E poi… chi vivrà vedrà.