Ha aperto i concerti di nomi importanti della musica indipendente internazionale (Laura Gibson) e italiana (quali Bianco, Vallanzaska e Giorgieness), ora pubblica il suo primo EP.
Angela Iris il 28 agosto ha pubblicato Un bel guaio per Fotonica Label, distribuzione Artist First: un EP d’esordio composto da 5 brani che uniscono sonorità elettro/pop alla tradizione cantautorale italiana.
Ciao! Innanzitutto, partiamo con una domanda generale: come è nata la tua passione per la musica?
È nata quando ero piccina: a casa si è sempre respirata un po’ di aria di musica perché mia mamma faceva la speaker amatoriale ed inoltre cantava, sempre amatorialmente, mentre mio papà suonava la tromba, la chitarra, quindi ascoltandolo mi sono avvicinata e ho voluto subito imparare.
A sei anni, mio padre mi accompagnò ad un negozio di musica: mi sono seduta al pianoforte e mi sono innamorata.
Lui prima me l’ha fatto provare e poi l’abbiamo comprato e da lì ho iniziato; ho studiato un po’ di pianoforte per una decina di anni e più tardi mi sono approcciata al mondo del canto.
Il tuo EP ha uno stile molto particolare, perché unisce un cantautorato più classico a delle sonorità elettroniche che, insieme alla tua voce intensa, risultano un mix davvero interessante. Come si è sviluppato l’EP?
Per raggiungere questo stile abbiamo messo anima e corpo, nel senso che con il mio produttore Andrea Cattaldo stavamo chiusi nello studio a lungo; siamo stati un bel po’ dietro queste cinque canzoni.
Abbiamo cercato la veste perfetta per ogni pezzo, ricercando dei suoni particolari.
Le canzoni sono nate tutte all’incirca un anno, un anno e mezzo fa, e mi ero molto affezionata: parlavano tutte di diverse storie, un po’ autobiografiche, in parte prese dal mondo che mi circondava, dalle persone che mi stavano vicine, e raccontavano tutte di guai, di amore, di storie andate male, quindi da lì è nata l’idea di metterle insieme in un EP.
Ci abbiamo messo un po’ a realizzarlo perché ci tenevamo molto a cercare certi suoni, che rappresentassero bene le parole che andavo a cantare.
In “Un Bel Guaio”, come hai detto precedentemente, alcune delle canzoni raccontano di te. Quale tra tutti i pezzi rappresentano maggiormente Angela Iris?
Sicuramente la canzone che mi rappresenta di più, sarò banale, è Guaio, perché parla di me che sono un po’ sbadata, nel mio mondo, combino tanti disastri; vorrei rimettermi sulla dritta via ma poi non ci riesco, perché alla fine così non affronterei le avventure che mi capitano tutti i giorni. Anche Orecchio, che è più introspettiva, la parte più malinconica di me, mi rappresenta molto.
Dal tuo primo singolo uscito, “Settembre”, è passato ormai un anno preciso: cosa è cambiato da quel momento nella tua musica ed in te a livello di consapevolezza artistica?
Sicuramente molte cose sono cambiate; ho acquisito un po’ di maturità, anche a livello artistico e nella produzione che mi piace molto curare anche se non sono una produttrice.
Mi piace anche cercare la giusta sonorità, come dicevo prima, quindi adesso faccio più attenzione ai suoni che voglio andare a mettere nelle canzoni.
Settembre è stato il mio primo singolo, a cui sono molto affezionata, ma ovviamente da lì è nato poi tutto un percorso, che è lungo ma con il quale piano piano si raggiungono nuove strade.
Ho visto che hai partecipato all’evento “Deejay on Stage” poche settimane fa, ed il 9 settembre presenterai il tuo ep live; come è stato salire su un palco dopo così tanti mesi di pausa? Cosa hai provato?
L’evento di Deejay on Stage è stato incredibile, non me lo aspettavo; suonare davanti a tutta quella gente veramente calorosa, affettuosa, nonostante non mi conoscessero perché erano lì per i Pinguini Tattici Nucleari è stato proprio bello; quando sono salita sul palco ero molto emozionata, però appena mi sono seduta al pianoforte ho sentito un applauso fortissimo e sono partita.
Una bella esperienza che porterò sempre con me.
Per quanto riguarda il tornare a suonare dal vivo, erano più di due mesi che non salivo su un palco perché dopo il lockdown avevo fatto solo una piccola esibizione, ed è stato anche lì molto particolare perché suonare davanti ad un pubblico con la mascherina dopo tutto quello che è successo non è facile.
Ultima domanda: se potessi scegliere una sola canzone altrui in grado di rappresentarti, o che senti particolarmente vicina, quale sarebbe e perché?
Ce ne sono un bel po’, ma dico Mela di Bianco, tra gli artisti che preferisco (insieme anche a Levante e Joan Thiele), per le parole che mette nelle canzoni, per le melodie; Mela è una canzone che mi piace particolarmente suonare, anche dal vivo.