Asia e Leonardo, da compagni universitari accomunati da un grande amore per la musica a duo: ecco gli AlterEgo.
A luglio 2020 hanno pubblicato Panico, il singolo che segna l’esordio discografico degli AlterEgo. Tornano ora Maschere, in radio e sulle piattaforme digitali dal 4 settembre. Li abbiamo intervistati per voi.
Come vi siete conosciuti? Come è nato il vostro progetto?
Asia: Ci siamo conosciuti a La Sapienza, ad ingegneria. I primi due anni di corso eravamo amici, sapevamo di suonare entrambi ma non avevamo mai pensato di farlo insieme perché abbiamo due percorsi musicali molto diversi: io musica classica, lui autodidatta, faceva musica country.
Un giorno, dopo una sessione, abbiamo fatto questa pazzia, abbiamo fatto una prova una volta e da lì non ci siamo più lasciati: sono nati così gli AlterEgo.
Come mai avete scelto il nome “AlterEgo”?
Leonardo: Perché è un nome che ci caratterizza molto, in primis perché la musica per entrambi è l’alter ego di quello che siamo, ma anche perché, proprio in questa pur essendo due persone apparentemente diverse abbiamo trovato un punto d’incontro, oltre che in altri aspetti apparentemente invisibili.
Sicuramente importanti sono state anche le nostre formazioni musicali; io sono autodidatta, ho scritto canzoni sin da piccolo, mentre lei si è approcciata alla musica sempre da un punto di vista più scolastico, perché ha fatto il conservatorio per dieci anni, si è laureata, quindi tutto l’opposto rispetto alla mia formazione: il mio alter ego.
Quando ci siamo trovati a suonare insieme, io ho portato lei verso il mio mondo della scrittura, lei ha portato me verso il suo mondo più “studiato”.
Abbiamo unito una linea più definita che veniva da lei e una un po’ meno definita che veniva da me, dal mondo del cantautorato, trovando questo intreccio che non è solo di voci ma anche di personalità, che sta funzionando e che ci è piaciuto sin da subito.
Asia: Le nostre differenze insieme creano qualcosa di più forte, per questo abbiamo deciso di chiamarci AlterEgo, perché è proprio ciò che siamo l’uno per l’altra: siamo opposti, ma insieme funzioniamo meglio che da soli.
Come è nata la vostra passione per la musica? Vi ha accompagnati sin da piccoli oppure si è sviluppata con il tempo?
Asia: Io sono praticamente nata nella musica, perché il mio bisnonno è stato un grande tenore del novecento, Beniamino Gigli. Essendoci lui nella mia famiglia, sono cresciuta con la classica e con la lirica, che per una bambina è raro.
Ho studiato musica sin da piccola, mi sono iscritta al Conservatorio dove mi sono laureata, ma poi ovviamente crescendo ho ascoltato tanti altri generi oltre alla classica: ad esempio, mi sono avvicinata al mondo del pop.
Solo insieme a Leo mi sono discostata un po’ di più da quello che era il mio studio, infatti adesso infatti insieme facciamo tutt’altro, la classica non c’entra nulla!
Leonardo: Anche io ho iniziato da piccolo, perché mio papà, come me, era un musicista autodidatta: prima batterista, poi è diventato chitarrista, avvicinandomi sin da subito alla musica.
Sono nato dentro una famiglia che ascoltava musica 24 ore su 24, dagli anni 60’, ad esempio i Deep Purple, passando per il country o il cantautorato tradizionale di De Andre e Battisti, quindi cose un po’ più moderne rispetto a quelle che ascoltava Asia, ma ancora non moderno rispetto a quello che ascoltiamo adesso; possiamo dire quindi che siamo nati entrambi dentro la musica.
La scelta di raccontare le sensazioni, in modo anche molto dettagliato, generate da un attacco di panico in “Panico”, il vostro brano d’esordio, è molto particolare e coraggiosa: come è nata la canzone?
Asia: La scelta di raccontare del panico deriva dal fatto che è un problema di cui soffrono in molti, ma di cui parlano in pochi. Io sono la prima ad averne sofferto quindi ho sperimentato di persona quello che succede.
L’idea di parlare di qualcosa che non era già stato trattato prima ci piaceva molto, qualcosa che potesse far rispecchiare le persone, che le facesse sentire capite.
Purtroppo il panico è una cosa che dall’esterno non viene compresa, perché succede tutto all’interno, nella propria testa, da cui parte per poi bloccare completamente il corpo, per questo dal di fuori una persona non capisce quello che sta succedendo mentre dentro di te hai un’infinità di pensieri che ti paralizzano.
Nelle strofe descriviamo la sensazione fisica, mentre nello special dove canta Leo viene descritta la parte psicologica dell’attacco di panico.
La copertina del nostro singolo è un mezzo cuore ed un mezzo cervello uniti, ma rinchiusi da un filo spinato: infatti, l’attacco di panico rappresenta un problema che va a colpire prima la testa, il cuore, l’emotività, la mente, per poi diffondersi in tutto il corpo.
Il senso della canzone non è però negativo: vuole essere descrittiva, ma il ritornello è molto energico e cantabile per infondere coraggio e voglia di reagire al problema, piuttosto che abbattere e parlarne soltanto, quindi ha un’accezione positiva.
È una canzone catartica, che dovrebbe spingere le persone a reagire e a non lasciarsi buttare giù.
Anche il sound non è casuale: abbiamo scelto i suoni in modo tale da rappresentare la sensazione, infatti l’intro va a ricreare una sensazione di ansia, di panico, mentre la cassa rappresenta il battito del cuore.
Ci sono tante piccole cose studiate che non sono lì per caso, ma che accompagnano e descrivono musicalmente quello che diciamo nel testo.
Artisti italiani che stimate o che trovate particolarmente interessanti?
Leonardo: Escludendo il cantautorato tradizionale, oggi come oggi guardiamo soprattutto alle intenzioni che ci sono dietro ad un brano, quindi troviamo interessanti e possiamo prendere ispirazioni da canzoni rap come quelle di Rancore, i cui testi sono poesia pura, o da brani della scena indie pop.
Siamo stati molto colpiti dall’ultimo album de La Rappresentante di Lista, Go-Go Diva, secondo noi originale e con un sound davvero particolare. Ci piace ascoltare l’idea che c’è dietro ad una canzone e il modo in cui viene cantata, ed è da questi elementi che in alcuni casi prendiamo poi spunto.
Il nostro genere è abbastanza strano, non è identificabile con qualcosa che adesso va di moda, è difficile trovare artisti con lo stesso stile.
Tre aggettivi per descrivervi e descrivere gli AlterEgo?
Profondi, perché andiamo a toccare tematiche abbastanza importanti e ci piace analizzare la psiche umana;
Curiosi, perché ci piace tanto sperimentare;
Complici tra di noi, in tutto e per tutto.
Usciranno presto dei nuovi pezzi, o un album?
Leonardo: Sicuramente un album uscirà, speriamo il prima possibile; a settembre pubblicheremo un altro singolo (Maschere, uscito il 4 settembre, ndr) e poi da lì andremo probabilmente verso la strada di un EP, o di un altro brano.