Chi bazzica per Milano e dintorni già conosce il Taan Trio, che con Alberto N.A. Turra (Kabikoff, Roy Paci, Pierpaolo Capovilla, Mamud Band…) alla chitarra, William Nicastro al basso e Stefano Grasso alla batteria, si impone esattamente a metà tra la scena jazz e quella rock.
Nonostante la significativa attività live per tutto il 2018, il primo album firmato come Taan Trio (dal titolo “Live At Easy Nuts Lab”) è uscito ieri 18 febbraio 2019 per Chant Records (New York) / Felmay (Torino).
Un nuovo capitolo, rigorosamente registrato live, che da una innegabile matrice jazz si contamina di un certo uso dell’elettronica live che si unisce poi alla trasversalità della scrittura e dell’improvvisazione, insieme alla massiccia dose di “jazz-core-attitude”.
Un’esperienza sonora di forte impatto fisico ed emotivo e, per questo, rituale. Un disco viscerale, sentito, magnifico.
Il repertorio di Alberto N.A. Turra si macchia di una nuova aurea pagana, di luci sotterranee e misteriose che si intrecciano in nuove soluzioni inaspettate.
Un’ipnosi sonora, più che un disco un’esperienza, una tempesta di sabbia: lo stile unico e altissimo di uno dei musicisti su cui dovremmo abituarci a puntare gli occhi si unisce all’entusiasmo creativo di William e Stefano.
In sintesi, non perdetevi il Taan Trio.
Per l’occasione, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alberto Turra.
Ci descrivi il progetto e i suoi componenti?
Chi sono Alberto, William e Stefano quando non fanno parte del Taan Trio?
Ognuno di noi è coinvolto in una quantità così importante di altri progetti da non ricordarmeli tutti, sincero (rimando alle pagine fb personali per farvi un’idea della mole e diversità delle collaborazioni).
In sintesi io e William siamo collaboratori e amici di lunga data (Kabikoff, Mamud Band, Nippon Eldorado Kabarett, Sonata Islands Kommandoh, Sarah Stride) mentre Stefano è una conoscenza più recente.
Un anno e mezzo fa ho chiesto loro se sarebbero stati interessati ad affrontare il mio repertorio e l’entusiasmo della loro risposta ha prodotto un tour di oltre 30 date tra l’Italia e New York e infine questo disco.
Come è stato registrato questo album?
Nello studio di registrazione / spazio polifunzionale del caro amico Roberto Zanisi, l’Easy Nuts Lab durante il concerto di festeggiamento di (quasi) fine tour, dal bravissimo Maurizio Nardini.
In quel momento, com’è ovvio immaginare, non era per niente scontato che avremmo pubblicato questo disco, lo è stato dopo aver riascoltato il tutto, una bellissima sorpresa, in effetti.
Come descriveresti la musica del Taan Trio? Non è riduttivo parlare di alt-jazz o jazz-core?
Sì, è riduttivo ma capisco che possa essere utile e quindi non ce ne dispiacciamo più del necessario.
Penso che a seconda delle songs e dei momenti si possano aggiungere parole (che sono soltanto parole) tipo post-rock, funk, art-rock, improvvisazione radicale, elettronica estemporanea.
Vedi, parole che confondono e basta se non si è visto un nostro concerto.
Se ti dessero la direzione artistica di un locale, cosa combineresti?
Hanno già avuto questa brillantissima idea (ahaha), era un teatro però: ho diretto per tre anni la stagione musicale del Teatro Binario 7 di Monza e la programmazione è stata cosi trasversale, interessante, legata al territorio, innamorata, attenta che si è rivelata un naufragio di proporzioni bibliche.
Diciamo che a meno di avere le risorse economiche adeguate non rifarò la stessa esperienza. Per un locale però potrebbe essere diverso, non so. Ti farò sapere nel caso.
di Smoking Area