Quasi quasi nevica a Cosenza, stasera. In città tutti affrettano il passo e si teme il peggio, ma la neve forma solo un sottile strato bianco sulle auto parcheggiate, buono giusto per scriverci sopra “+More”. Perché è grazie al progetto che la compagnia Scena Verticale cura presso il teatro Morelli se I fratelli La Strada sono arrivati fino qui.
È con il loro sound che continua la rassegna “More Music”, organizzata presso il Palco di Cosenza. Una rassegna all’insegna della musica internazionale e al femminile, inaugurata il 31 gennaio da Leelo e che si chiuderà il 13 marzo con Ian Fisher e Ida Wenøe.
I fratelli La Strada sono in realtà una coppia: il cantante/chitarrista siciliano Antonio D’Antoni e la polistrumentista/attrice catalana Anna Garcia i Alba, in tour con il loro ultimo album “POP (octopus vulgaris)“, prodotto e distribuito da Viceversa Records.
Il live inizia con ben tre brani introduttivi, così li definisce Antonio. Sono generosi questi Fratelli e lo si capisce sin dall’inizio, con queste tre intro, e sino alla fine, con tre, forse quattro bis. Perché chi ha avuto il coraggio di sfidare il freddo ed è arrivato fino al Palco, a fine live non li vuole più far andare via.
Ma andiamo per ordine. Il brano che introduce il concerto è un inno alla bellezza, racconta di una battaglia contro il brutto, che la bellezza alla fine riesce a vincere.
Ai pezzi introduttivi seguono tre brani che i musicisti ammettono potranno far capire meglio al pubblico come sono nati I fratelli La Strada. E verso la ricerca delle origini della loro passione musicale si muovono anche i successivi rifacimenti di musiche degli anni ’40 e ’50 del Novecento.
Poi si passa al corpus di brani scritti da loro, tra i quali spicca il “Valtz con la maschera antigaz”, un brano molto intimo. Ma è già dalle prime note che nessuno dei presenti riesce a resistere al ritmo incalzante del violino elettrico di Anna, che rapisce e ipnotizza.
Anna e Antonio non solo cantano e suonano, ma raccontano le loro canzoni, che sono specchio del loro animo multiculturale. Ogni brano è una piccola storia, come quello che racconta di un re, un argomento, quello della regalità, di sicuro non facile da trattare “in un mondo in cui ci sono rapper condannati per vilipendio alla monarchia”, racconta Anna. “Corazon” è invece una canzone del “disamore”, la storia di un cuore… dimenticato in un cassetto.
C’è la Spagna nella loro musica, c’è Andorra, le sue montagne, la Catalogna. C’è l’Italia e l’America, c’è tanto klezmer. C’è la Francia e i luoghi di confine. Ritmi allegri si alternano a canzoni tristi.
I suoni gitani (predominanti) si incrociano col jazz, la chitarra segue e incalza il violino, suonato da Alba con forza e veemenza.
Avvicinandoci alla fine del concerto, I fratelli La Strada si buttano a capofitto in un medley che parte da lontano e attraversa epoche, stili musicali, film, territori e arriva fino a “Enola Gay” e “Video Kill the Radio Star”.
Il finale del live testimonia ancora una volta la loro profonda ricerca musicale e la simbiosi dei due strumenti, con quel violino elettrico così ostinato da diventare lisergico.
Il terzo bis è “Lautari”, un brano attraverso il quale I fratelli La Strada raccontano che “essere musicisti è una cosa speciale, è un potere, un grande potere e, allo stesso tempo, una croce”.