No, questo non sarà un ulteriore articolo che informa sul figometro che arriva oltre il punto massimo, se puntato su Johnny Depp. No.
Tuttavia… sì, è bellissimo!
Ecco, dopo avervi dato questa importantissima e attesissima conferma, vi posso raccontare della mia serata al concerto degli Hollywood Vampires all’Auditorium Parco della Musica, evento del Rock in Roma.
Puntualissimo alle ore 21.00 inizia il live del trio meraviglia: Alice Cooper, il “buon” Johnny e Joe Perry. La Cavea dell’Auditorium è abbastanza piena, l’età media non è bassissima (da segnalare la concomitanza del concerto di Beyoncé all’Olimpico, che probabilmente ha portato via qualche potenziale presenza più fresca). Ma siamo un bel gruppo assatanato, quindi, meglio così. Partono con I Want My Now, Raise the Dead, I Gopt a Line on You e 7 and 7 Is. Poi il pezzo che ci ricorda come nasce l’idea di questo progetto: My Dead Drunk Friends. Il nome fa riferimento al posto che Alice Cooper, il quale si connota praticamente come un sopravvissuto non bevendo più da anni, frequentava negli anni 70.
Alice Cooper, diciamolo chiaramente, è lui e solo lui il vero figo (l’ottimo Joe Perry è sempre un po’ bistrattato nel raccontare del trio, purtroppo). Bastone e cilindro di ordinanza, bacino super ballerino, cose che se le facessi io per due minuti sarei ricoverata nel reparto di ortopedia, invece lui ha tirato così per un’ora e mezza.
Poi arrivano le cover: The Doors, AC/DC, Motörhead, The Who. Su quest’ultima faccio un balletto improbabile, presa dal troppo entusiasmo, travolgendo svariati piedi. Per fortuna i proprietari di tali arti sono impegnati più di me a dimenarsi. Nessuno mi ha denunciato. E ancora As Bad As I Am, The Boogieman Surprise e I’m Eighteen.
Il fine ultimo è omaggiare i grandi del rock che non ci sono più, facendolo con stile e rispetto: missione compiuta. E così che il sempre più buon Johnny intona People Who Died (The Jim Carrol Band) ed è ottimo: voce battente ma non invadente, disillusa, narrante e rievocativa come nell’originale, un pezzo icona assoluto, ma sua. Nel frattempo volano sempre più numerosi reggiseni per lui da ogni angolo. Dopo Sweet Emotion degli Aerosmith, arriva l’apoteosi: l’ormai divinizzato Johnny canta Heroes di David Bowie. Pianti, abbracci, lacrimoni nel pubblico.
Dopo gli ultimi brani, il tutto si conclude con un pezzo monumentale di Alice Cooper: School’s Out. Grandi cori. Durante l’esecuzione ci vediamo lanciare mega palloni con lo stemma del gruppo con cui liberamente giocare e saltellare. Che delirio stupendo! Dato che – evidentemente – non siamo abbastanza esagitati, Johnny Depp inizia a lanciare dal palco plettri con logo per noi, accompagnando il tutto con un mega sorrisone. Una di quelle scene che metteresti in loop per il resto della vita. Tutti a cercare il cimelio. In realtà io ambisco al cappello di Alice… magari! Per sicurezza, che non si sbaglia mai, io comunque il plettro l’ho portato a casa.
Il maggiore timore con progetti del genere, tre big che celebrano altri big, è il flop totale: come quando hai una squadra di calcio con più prime scelte e un allenatore che non è in grado di gestirle. Invece gli Hollywood Vampires non fanno un’operazione nostalgia sterile, non sono i tre super nomi singoli buttati lì per fare i numeri, che tanto son bravi lo stesso. Alice ha creato una piccola macchina perfetta, dove uno è collegato all’altro: interagiscono artisticamente e fisicamente sul palco. I pezzi degli altri sono loro, la cover fa un upgrade e diventa in qualche modo nuovamente originale pur essendo totalmente rispettata.
Alla fine del concerto ci salutano calorosamente e ci annunciano le novità del futuro prossimo (nuovo disco). Ammetto che avevo preso questo progetto molto più sottogamba e mi hanno dato modo di ricredermi: alla prossima occasione non mancherò di ripetere l’esperienza.