Flusso continuo è ciò che descrive l’esibizione di Godblesscomputers al TPO di Bologna.
Ad aprire il concerto di Godblesscomputers, con più di un’ora e mezza di ritardo, sono stati i Funk Rimini.
Un tavolo colmo di synth, drum machine e giradischi, dove i quattro romagnoli hanno dato l’idea di sentirsi nel proprio garage, a sperimentare gli strumenti.
La qualità dei beat e dei campionamenti faceva ben sperare, nel pubblico le teste iniziavano a ballonzolare.
Purtroppo si arrestavano poco dopo per la totale mancanza di struttura dei brani: partivano ma era impossibile capire dove portassero, cosa volessero costruire.
Le idee, seppur belle devono avere gambe forti per restare in piedi.
Quando la quiete e la visione prenderanno piede ne riparleremo, intanto dopo 4/5 pezzi abbandonano velocemente il palco.
Si esce fuori a riprendere fiato, l’atmosfera dentro è veramente calda, senza ricircolo d’aria la sala è ben presto diventata un Vietnam.
Clima apparte, il TPO si conferma una struttura tra le più adatte di Bologna ai concerti, per logistica e spazi.
Venti minuti dopo la mezzanotte, Lorenzo Nada aka Godblesscomputers sale sul palco, fiancheggiato da Giulio Abatangelo alle chitarre e basso e Federico Mazzolo alla batteria.
Solchi, “Brothers” ed inizia il viaggio.
La ritmica di batteria e beat crea densità nell’aria, distende le schiene e rende tutto più sinuoso.
Incredibile l’apporto del basso nei brani, scava in profondità con accordature gravi, porta i pezzi fuori dagli schemi dei banchi.
Più relativo l’impatto della chitarra, con troppi effetti risulta perdere quell’impatto analogico che lasciava presagire deflagrante.
Le piccole pause hanno comunque in sottofondo un rilassante rumore di passi e ciottoli, sabbia e piccole pietre.
E’ nei dettagli che si percepisce lo spirito astratto di Godblesscomputers, la capacità di cogliere piccoli attimi e battiti dell’anima.
I pezzi eseguiti con gli ospiti della serata evidenziano la fedeltà tra versione live e studio, oltre a mostrare la loro orgogliosa partecipazione.
Lorenzo si alterna tra pc, controller e nord electro, esprimendo il suo concetto di bellezza.
Che parte da dentro, lo dicono i groove, lo dicono le kalimbe.
Il tempo scorre via veloce, si entra in un nuovo giorno con un’esperienza in più, quella di sapere che la delicatezza non isola ma aggrega.