Live Session

La musica elettronica “umana” di Godblesscomputers per Pop Up Live Sessions

Godblesscomputers

Stavolta sono stati i ragazzi di Pop Up Live Session ad avermi fatto un gran bel regalo: da tempo desideravo di scambiare due parole con Lorenzo Nada aka Godblesscomputers. Finalmente l’occasione è giunta grazie alla live session di “Closer”, brano tratto dal disco “Plush and Safe” del 2015 del quale è stato fatto un re-edit insieme ai Technoir.

Parlare con Godblesscomputers è stato come confrontarsi con un amico su un argomento che ti appassiona. La dinamica era sciolta, nessuna formalità, le parole e gli argomenti venivano da soli. Un’intervista non-intervista.

Roma sa sempre offrire mille luoghi splendidi e inesplorati e il gruppo di Pop Up ha un occhio particolare nel trovarli. Stavolta il teatro della live session è stato un appartamento privato, sempre nel cuore Sud-Est della Capitale, con una splendida vista sul quartiere resa ancora più interessante dal controluce sugli artisti.

Lorenzo, in tour per promuovere “Solchi”, aveva suonato la sera prima al Monk insieme ai Technoir, duo psychedelic soul/nu jazz che conosceva di nome. Ne è rimasto colpito, ha riscintrato una grande intesa umana e simili gusti musicali, per cui da lì è partita la proposta di registrare insieme il brano live.

Erano tutti concordi sull’idea di improvvisare, perciò “Closer” ha adottato il testo di una canzone dei Technoir. La voce profonda e caratterista di Jennifer si è mescolata perfettamente con le sonorità del pezzo, mantenendo una certa continuità con l’originale. “Quando si trovano voci così – dice Lorenzobisogna sfruttarle al meglio. Entrare in un territorio musicale condiviso è semplice quando hai la stessa base musicale“. Nonostante non abbiano avuto modo di fare delle prove insieme, tutto è andato per il meglio: segno che quando c’è professionalità è sempre “buona la prima”. E  la sera precedente al Monk avevano anche fatto molto tardi dopo una delle date, a detta di Lorenzo, più belle e intense fatte fino a quel momento.

Mi ha sempre colpito la selezione che Godblesscomputers compie nel comporre la sua musica. Ho sentito un certo calore dietro quei suoni. E volevo sapere che cos’era.  Per Lorenzo c’è sempre un elemento autobiografico, la volontà di un racconto attraverso le melodie e perciò cerca di andare sempre in profondità.

Mi piace mischiare suoni ambientali con elettronici per renderli ‘materici’. Spesso i suoni digitali sono asettici, perciò io cerco un equilibrio tra l’organico e l’elettronico. Per me è fondamentale trovare poi un luogo fisico e mentale che ti possa portare verso altri posti. La mia musica è la colonna sonora delle cose che vedo e sento“. 

In tema di collaborazioni sarebbero tante quelle che Lorenzo avrebbe in mente. Sono davvero molti i mondi che hanno influenzato la sua musica, dall’hip hop al soul passando per il funky. Se proprio dovesse dirne uno così, su due piedi, sicuramente un nome sarebbe quello di Jordan Rakei. O anche i Calibro 35, che considera la migliore realtà italiana al momento. Ma fondamentale per Lorenzo è instaurare prima una connessione con la persona: se quella manca non è possibile lavorare insieme. “La gratificazione è data dalla collaborazione, i soldi vengono dopo. Cerco sempre di non dimenticarmi mai il motivo per cui ho iniziato – mi spiega –, io faccio questo mestiere perché mi piace. Ma se dovesse diventare solo un lavoro che mi aiuta ad arrivare alla fine del mese, a quel punto sarebbe lo stesso fare qualsiasi altra cosa per vivere“.

Ho sfruttato l’occasione anche per sentire un parere autorevole sullo stato di salute della musica elettronica italiana. Ci sono molti artisti validi e molti festival dedicati e volevo conoscere il punto di vista secondo Godblesscomputer.

A parere di Lorenzo è buono, ci sono ottimi producer e musicisti, diversi tra loro ma egualmente bravi e competenti. Salvo qualche caso la trova, però, una scena autoreferenziale, non certo per volontà degli artisti, ma perché ad oggi ci sono poche realtà italiane di respiro internazionale. Servirebbero più operatori del settore che aiutino i nostri artisti ad oltrepassare i confini.

Molte città italiane hanno una grande scena musicale e quella scelta da Lorenzo per vivere si conferma negli anni sempre in gran fermento. Bologna è arrivata per caso, dopo tanti anni trascorsi a Berlino in cui faceva musica ma aveva anche un altro lavoro. L’ha trovata subito accogliente e da lì, pian piano, ha cominciato a costruire la sua carriera da musicista. Per il momento è la sua base, poi nel futuro si vedrà. Nel 2014 esce “Veleno“, il suo primo disco ufficiale e le cose cominciano a girare per il verso giusto, così decide di dedicarsi completamente a fare questo nella vita.

Il mio progetto è tutto parte di me, per come l’ho impostato e per come sono fatto è un prolungamento di me stesso. Non sento la differenza tra la persona e il musicista. Quando scrivo la musica mi piace l’idea di disegnare paesaggi sonori con le mie canzoni. Ogni disco rappresenta una determinata storia in un determinato momento. Le scelte artistico-musicali che ho fatto finora mi sembrano coerenti con me stesso, non mi pento di nessuna di queste. Se anche non dovessero seguire i trend non importa: io le porto avanti a mio modo e spero che il mio intento sia capito e apprezzato“.

E non è stato per nulla difficile confermare a Lorenzo questo punto.