Live Report

FRAC 2023: un festival tra musica, arte, natura e sperimentazione

Caterina_Barbieri

Caterina Barbieri

L’estate musicale calabrese, anche quest’anno, è stata arricchita dalle vere e proprie chicche a cui ci ha ormai abituato il FRAC.

Il Festival di Ricerca per le Arti Contemporanee è una creatura del CRAC (Centro di Ricerca per le Arti Contemporanee) nato a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, nel dicembre del 2013.

L’intento del centro è stato, fin dalla sua inaugurazione, quello di diventare punto di riferimento per le nuove arti contemporanee a Sud. Un luogo all’interno del quale ospitare e produrre ricerca e sperimentazione, ma soprattutto dare spazio alla più recente generazione di artisti visivi.

Il CRAC, infatti, è uno spazio unico in Calabria, che ha ospitato mostre d’arte e fotografiche, musica, performing arts, installazioni, video-arte, danza.

Ed è all’interno delle attività del CRAC che è nata l’idea di un festival itinerante, il cui scopo principale è quello di portare l’arte contemporanea a dialogare con il territorio. Uno scambio tra artisti e fruitori, che avviene in luoghi in cui forte è la presenza della Natura, della Storia e della Memoria.

L’esigenza di educare alla bellezza e portare l’arte anche, e soprattutto, in luoghi non deputati, sono probabilmente tra i motivi per cui il festival varia costantemente location.

La prima edizione del FRAC, risalente al 2015, si è svolta nel borgo di Aieta, in provincia di Cosenza; l’ultima, ossia la settima edizione, è stata realizzata all’interno dell’Abbazia Benedettina di Sant’Eufemia Lamezia, un complesso religioso tra i più grandi d’Europa, sorto alle porte del comune calabrese agli inizi dell’anno Mille.

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Abbazia Benedettina Lamezia Terme – Foto di Alessia Musolino

In queste sette edizioni sono stati tanti i nomi che hanno calcato i palcoscenici del FRAC. Dagli artisti internazionali, quali ad esempio The KVB, GhostPoet e Quiet Ensemble, ai musicisti calabresi più vicini allo spirito di ricerca del festival, come Attilio Novellino e Black Flowers Cafè, passando per alcuni dei più interessanti progetti musicali italiani, quali Lorenzo Senni e gli Inude. [Per gli Inude potete leggere qui la loro intervista realizzata durante l’edizione 2022 del FRAC, il cui foto report trovate invece qui].

Scopriamo più nel dettaglio il ricco programma del FRAC 2023

Tra i ruderi dell’Abbazia Benedettina, il 4 e 5 agosto scorsi, la programmazione musicale è stata, come di consueto, affiancata da un ricco cartellone di artisti visivi e performativi che hanno animato gli spazi, immersi nel verde, dell’Abbazia.

Abbazia Benedettina Lamezia Terme - Foto di Alessia Musolino

Abbazia Benedettina Lamezia Terme – Foto di Alessia Musolino

Il coté naturalistico quest’anno è stato arricchito da lezioni al tramonto di Yoga Retreat, tenute da Marco Migliavacca, tra i primi ad aver proposto lo Yin Yoga in Italia, e che, dopo essersi formato anche all’estero, oggi insegna a Milano.

Marco Migliavacca and his Yoga retreat experience

“Yoga retreat experience” con Marco Migliavacca

Per gli appassionati del canto il programma del FRAC ha proposto anche un corso di canalizzazione vocale (dal titolo “L’umana Voce”) tenuto dall’artista Eva Geist, ovvero Andrea Noce, cantautrice e compositrice del duo Il quadro di Troisi.

Tra le tante altre attività del festival anche percorsi di trekking, un’Area Kids dedicata ai partecipanti più giovani e un Art Camp, un camping gestito dalla community di viaggiatori esploratori T-space.

Si tratta di una community di “viaggiatori esploratori ” che si muovono alla ricerca dell’identità culturale e naturalistica dei territori con cui si interfacciano. L’intento, anche nel caso del FRAC, è stato quello di trascorrere insieme delle giornate all’insegna di ritmi lenti, chiacchierate, pasti a base di prodotti locali, esplorazioni naturalistiche e giochi. Sempre seguendo il flow.

Yoga retreat experience con Marco Migliavacca

“Yoga retreat experience” con Marco Migliavacca

Fondamentale, inoltre, la presenza di numerosi Deejay Set, a cui è stata dedicata l’intera ultima giornata del festival, svoltasi nel rilassante scenario della Masseria “I Risi”, distante pochi chilometri dall’Abbazia.

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Masseria “I Risi” – Lamezia Terme

Ma veniamo ai live

La ricca line up musicale di questa settima edizione del FRAC è stata, purtroppo, compromessa dal maltempo. Infatti, la seconda serata è stata annullata, e la prima è stata compressa nei tempi, nel tentativo di scongiurare l’arrivo del temporale. Che invece è esploso durante la seconda parte del live di Caterina Barbieri.

Salò

Iniziamo con Salò, ovvero Emiliano Maggi, Toni Cutrone (ospite del FRAC anche lo scorso anno con il suo progetto Mai Mai Mai), Giacomo Mancini, Cosimo Damiano e Stefano Di Trapani, che hanno chiuso l’ultimo giorno di programmazione del festival. Completamente coperti da costumi che non permettono di vederne neanche il volto, i cinque eclittici musicisti hanno dato vita ad uno spettacolo che sembrava venuto fuori da un’altra epoca. Un’epoca indefinita, al confine tra il passato e il futuro. Come la loro musica, a metà strada tra rinascimentale e noise, tra prog e psychedelia, tra teatro e cinema (il loro nome è ispirato, infatti, all’omonimo film di Pier Paolo Pasolini). Un progetto e una musica fatti per resistere e per ribadire l’importanza di sapere, e potere, essere “contro”.

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Salò

Sul palco del Frac 2023, durante la prima serata, si erano invece avvicendati, tra gli altri:

Paolo Gaudio

Batterista, compositore e sound designer di origini calabresi, che vive e lavora soprattutto a Milano. La sua performance ha visto la realizzazione di alcuni brani tratti dal suo primo album “Terraforming”. Un progetto musicale questo che vuole testimoniare della grandezza e necessità di difesa che abbiamo nei confronti della natura. I brani presentati, come ad esempio la trascinante “Nimbus”, hanno messo insieme una sezione ritmica di sapore quasi funk con chitarre affilate, echi progressive, ritmi che richiamano la dance anni ’70, influenze ambient e ritmo, tanto tanto buon ritmo.

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Paolo Gaudio

Francesca Heart

Danzatrice e sound artist milanese, ha presentato un’intensa performance, intrisa di suoni ricercati e sperimentazione. Ad aprire il live è stato il brano “Congregazione segreta del teatro delle acque”, nel quale, come nella maggior parte dei suoi pezzi, primeggiano i temi della natura e del femminismo legato all’acqua. Una musica immersiva la sua, fatta spesso con strumenti non convenzionali (come ad esempio una grande conchiglia), che punta a fondersi con l’ambiente circostante.

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Francesca Heart

Grand River

Ovvero Aimée Portioli, musicista, compositrice e produttrice italo-olandese, è stata la più interessante nuova scoperta di questa edizione del FRAC. Dal vivo la resa dei suoi lavori è decisamente più ipnotica e potente rispetto ai dischi. Anche nel suo caso, come in quello di molti degli artisti che il festival ha ospitato in questi anni, a farla da padrone sono sonorità sperimentali e ambient, che si combinano però con la musica colta, antica e contemporanea, ma soprattutto con la ricerca sonora.

Grand_River

Grand River

Coniugare al femminile è possibile

C’è da rimarcare anche che un altro elemento che da sempre caratterizza il FRAC è la una forte presenza femminile. Partendo dalla direzione artistica (il FRAC e lo stesso CRAC nascono per volere e sotto l’attenta cura di Nicoletta Grasso) e passando per le line up di tutte le edizioni. E una donna, Lorena Spurio, è anche l’autrice dell’immagine coordinata di questa edizione del festival, dal claim.

Lorena Spurio, calabrese di origini, ma trapiantata a Roma, è attiva in ambito internazionale, vantando prestigiose collaborazioni. Le sue illustrazioni per il FRAC si caratterizzano per la forte presenza di suggestioni mediterranee e per la continua ricerca delle connessioni che si instaurano tra l’uomo e la natura.

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Illustrazione di Lorena Spurio

Questa massiccia presenza femminile, se consideriamo le line up e le gerenze della maggior parte dei festival musicali in Italia (ma non solo in Italia), non può che essere considerata una vera e propria caratteristica, nonché una coraggiosa scommessa. E per tutto quello che abbiamo detto fino a qui rispetto al festival, un’artista come Caterina Barbieri non poteva che esserne la protagonista ideale.

Caterina Barbieri

Bolognese di origini, Caterina Barbieri, dopo essersi diplomata in Chitarra Classica, ha conseguito una laurea in Musica Elettroacustica e poi ancora una in Lettere Moderne. Durante e dopo l’università, ha studiato al Royal College of Music e all’Elektronmusikstudion di Stoccolma, dove ha iniziato a lavorare con il sintetizzatore Buchla 200 Modular.

La prima uscita discografica ufficiale della “one of electronic music’s most interesting new voices” (“Fact Mag”), l’album “Vertical”, è del 2014, pubblicato su nastro in poche centinaia di copie, andate subito tutte esaurite. Da allora Caterina Barbieri ha conquistato a pieno diritto un posto di riguardo sul podio della sperimentazione musicale a livello internazionale, partecipando a festival in tutto il mondo, dall’Atonal e Berliner Festspiele al Primavera Sound, dal Mutek di Montreal alla Philharmonie de Paris, dalla Biennale di Venezia al Printworks di Londra (aprendo il live di Aphex Twin). “Pitchfork” ha definito la musica della poliedrica artista come “un viaggio che altera la mente” e “una macchina da sogno per le orecchie”.

Caterina_Barbieri

Caterina Barbieri

La sua performance al FRAC ha previsto brani dagli album più recenti, quali ad esempio “Life at Altitude” (da “Spirit Exit” del 2022), ma anche brani meno recenti, come “Fantas”, tratta da “Ecstatic Computation” del 2019, uno dei suoi pezzi più conosciuti e apprezzati.

Le originali melodie sintetiche di Caterina Barbieri rapiscono per la loro grazia. La sua bravura e la sua grande maestria, da musicista colta e sensibile, si uniscono all’eleganza della sua figura, facendone una vera e propria regina. Minuta e raffinata, Caterina padroneggia la sua strumentazione con stile e disinvoltura, mentre le note modulate principalmente sulla ripetizione trasportano l’ascoltatore in uno stato di trance. Ogni brano diventa una sorta di piccolo mantra che crea un magico incrocio tra sonorità che sembrano provenire contemporaneamente da un lontano, e colto, passato e da un futuro altrettanto lontano.

Tra psico-acustica e svariati generi musicali (come ambient e minimalismo), la musica di Caterina Barbieri punta ad esplorare gli effetti psico-fisici del suono sulla coscienza umana, soprattutto tramite la ripetizione e la permutazione di pattern.

Nonostante la pioggia, Caterina ha continuato finché ha potuto il suo show, ultimato sicuramente solo per non rischiare di compromettere la sua preziosa strumentazione. L’artista infatti sembrava voler celebrare il suo rito magico esorcizzando la tempesta che si alzava imponente nel cielo costellato di fulmini e grosse nubi. È stato un peccato non aver potuto apprezzare fino all’ultimo secondo la sua scaletta, ma anche in questa situazione di difficoltà, la classe dell’artista ha permesso al suo pubblico di vivere un’esperienza carica, allo stesso tempo di pathos e raffinatezza.