19 luglio, Umbria Jazz 2019: sono di nuovo all’arena Santa Giuliana di Perugia per un concerto davvero “bomba”!
Questa sera si esibiscono gli Snarky Puppy (dal Texas) e Kamasi Washington con la sua band (Los Angeles).
Alle 21.00 si alza il sipario per il primo gruppo, gli Snarky Puppy. Nati come una tipica collage band, inizialmente con studenti della University of North Texas, sono esplosi nel 2004, riuscendo a mescolare le caratteristiche più popolari del jazz con le tecniche che spaziano in molti altri generi, compresa la “fusion”.
Sul palco l’impressione che danno è proprio quella di un collettivo di amici, tutti ottimi musicisti, che insieme riescono a divertirsi e far divertire.
Oltre ai brani più popolari, la super band ci propone anche il loro ultimo prodotto discografico, dal titolo Immigrance che, come spiegano anche loro durante alcuni brevi intervalli dello show, è mirato ad un messaggio politico e di integrazione.
Instaurano subito un bellissimo rapporto con gli spettatori, orchestrando e coordinando il pubblico durante una delle loro esecuzioni.
Intorno alle 22.30 il cambio palco ed io mi preparo per Kamasi Washington e la sua band.
Quello che dicono di questo sassofonista californiano mi affascina parecchio: 38 enne, figlio di un insegnante di musica, nel 2015 con il suo album d’esordio The Epic, sembra abbia messo in agitazione il mondo del jazz contemporaneo portando innovazione, ma al tempo stesso ricreando delle suggestioni tipiche di un’ epoca lontana del jazz, evocando personaggi come John Coltrane.
Questa sera ascolteremo anche il suo ultimo lavoro Heaven and Earth, progetto altrettanto ambizioso.
L’ingresso sul palco, esteticamente parlando, mi lascia senza parole.
Sarà banale infatti ma, ragazzi…questi musicisti sono bellissimi e che stile!
Si portano addosso una forte carica ed io riesco a sentirla anche dalle transenne sotto il palco.
L’immagine che più mi è rimasta impressa è quella dello stato di totale goduria della gente, il pubblico è come in trance e lo sono anche io.
I brani seguono uno dopo l’altro: la band si è trasformata in un’unico ingranaggio potentissimo ed inarrestabile.
Ormai, quasi alla fine, Kamasi si ferma e, a cuore aperto, emoziona tutti noi con un bellissimo discorso, introducendo il brano Truth: per “celebrare ognuno di noi”, spiegando che la diversità non è qualcosa che bisogna tollerare ma appunto celebrare!
Finisce tutto prima della mezzanotte, lasciando molti, in attesa di un bis, con le aspettative spezzate, però che gran concerto.
di Uliana Piro