Torno, dopo qualche anno, a scattare foto per questo fantastico festival dal respiro internazionale.
In concerto due artisti davvero incredibili: l’italiano Adriano Viterbini, chitarrista, cantante e compositore (Bud Spencer Blues Explosion, I Hate My Village, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Rokia Traorè, Max Gazzè e Nic Cester) e l’acclamato Bombino, pseudonimo di Goulmar Almoctar, chitarrista e cantautore nigerino di etnia Tuareg nominato dalla critica come il “Jimi Hendrix del deserto”, stella del desert blues ed ammaliatore groove.
In Italia, lo conosciamo anche per le numerose collaborazioni con Jovanotti e alcuni live con lo stesso Viterbini.
Siamo nell’antica Rocca medievale di Castiglione del Lago. Il posto è davvero suggestivo: le mura della Rocca avvolgono perfettamente il palco che è stato
posizionato ai piedi della gradinata.
Ad aprire il concerto è Kora Hero (Aleiu Saho), musicista del Gambia che suona la kora, uno strumento a corde africano, accompagnato dal chitarrista Issa Diarra, che ci introducono sinuosamente in un’atmosfera ipnotica, preparandoci per lo spettacolo che ci attende.
Quando i musicisti lasciano il palco, Gianluca Di Maggio, organizzatore del festival, presenta le star della serata ringraziando il vasto pubblico già ben disposto.
Bombino e Viterbini appaiono sul palco come due pellegrini sulla strada del deserto, impugnando le chitarre e iniziando il loro rito sciamannino.
Sembra infatti di essere catapultati un una terra senza nome, in un luogo senza tempo.
Sul grande monitor, alle spalle dei musicisti, vengono proiettate immagini di deserti, galassie, pianure e distese, che riescono effettivamente a rendere ancora più suggestivo il concerto.
I suoni sono irresistibili e conturbanti, magnetici e densi.
L’arrangiamento sembra rendere ancora più ricchi i passaggi sonori, che restano quelli tipici legati agli anni 60’/70’.
Durante la serata si alza spesso un vento fresco e qualche goccia di pioggia che ci rinfresca le teste, nulla però che possa interrompere il flusso di suoni che intercorrono tra le chitarre e le orecchie del pubblico.
Siamo tutti ipnotizzati dalla musica e quando scocca la mezzanotte e i musicisti si alzano per ringraziare veniamo come svegliati da un magnifico torpore, come uno schiocco di dita che rimbomba nel deserto.
di Uliana Piro