Live Report

|Foto Report| Il Lars Rock Festival è stato indimenticabile

Il Lars Rock Fest quest’anno si è tenuto dal 7 al 9 luglio a Chiusi.

Sono al Lars Rock Fest, questa è la sua decima edizione ed i ragazzi di questo super staff quest’anno hanno fatto il colpaccio!

Nel mese di giugno con il concerto warm-up di Angel Olsen avevano aperto le danze alla grande, con uno spettacolo magico e intimo alla Rocca Medievale di Castiglione del Lago.

Questo festival si riconferma di anno in anno come un evento imperdibile.

Rimasto tra i pochissimi in tutta Italia ad essere ad ingresso gratuito, con line-up sempre incredibilmente ricercate, i suoi organizzatori hanno un animo inarrestabile ed è forse questo il motivo del loro successo, quello che in gergo chiameremo “tigna” e che può essere tradotto come quella forza di volontà che sfida ogni ostacolo nel portare avanti, per tutti quelli che partecipano, un’esperienza di tre giorni di pura gioia e musica, inclusione ed energia.

Anche questa volta troviamo varie attività che vengono svolte tutti i giorni prima delle esibizioni dei gruppi musicali: dai workshop, alle performance parkour ai laboratori creativi sia per piccoli che per grandi (nidi d’arte, giochi da tavolo e letture, pratiche di yoga, tarocchi e tecnica del graffito).

Non mancano ovviamente i vari stand di vinili, collezionismo, strumenti musicali e tantissimo altro.

Le interessantissime presentazioni di libri hanno portato nel territorio “chiusino” autori come Dorina Tozzi, Davide Morresi, Mariana Branca, Giuseppina Borghese, Maya de Leo e Vera Gheno.

Confermata anche per quest’anno la presenza attivissima del Becoming-X art+sound Collective: un gruppo di talentuosi illustratori, pittori, fumettisti, veri e propri artisti, con base in Umbria ma sparsi in varie parti d’Italia (ed Europa).

Molti di loro infatti si sono riuniti proprio per l’evento di questi giorni, capitanati dal loro fondatore Daniele Pampanelli e il suo braccio destro Francesca Mantuano. Durante i concerti delle band Molly e Moonwalks due bravissime illustratrici, Lucia Baldassarri e Laura Aschieri, si sono esibite in dei live drawing.

La fine di ogni giornata inoltre, si conclude con un DJ(re)set con selezioni musicali notturne a cura di Saro, storico dj e co-fondatore del collettivo Becoming-X.

Ma partiamo dalla prima serata dei live, dopo tutto sono qui per questo: iniziano, non appena calato il sole, gli italiani Wake up in the cosmos, band nata nel 2018 in Valdarno, con il loro psych/garage rock, che dopo alcuni cambi di formazione e pause dovute al covid, hanno presentato nel 2023 il loro ultimo lavoro Keine Strabe, un intreccio di suoni accattivanti e chitarre “nervose” come le definiscono loro, che puntano alla “confusione nella vasta galassia
umana”.

I cambi di palco sono davvero veloci e ben programmati. Subito dopo, si esibiscono puntualissimi i bolognesi Leatherette, band post punk jazz: il quintetto, fondato anche questo nel 2018, sente le contaminazioni anni ’90/2000, ma allo stesso tempo anche quelle jazz intervallate dalla loro
attitudine fortemente punk. Contano all’attivo un’intensa attività live in Italia, Europa e Regno Unito.

Come accade in tutti gli eventi musicali di questa portata non possono mancare gli inconvenienti e quindi anche musicisti un po’ “sbadati”. Per concludere questa prima intensa serata si sarebbero dovuti esibire gli irlandesi And so I watch you from Afar, ma purtroppo per un
problema di salute dell’ultimo momento la band math/post rock ha dovuto rinunciare, con grande dispiacere del pubblico e dell’intero staff che ci ha tenuto a scusarsi con tutti, dimostrando sempre grande professionalità e rispetto.

La seconda serata del festival parte sempre al calar del sole, con il duo post punk Scrounge direttamente da Londra: una batteria e una chitarra parecchio “incazzate” quelle di Lucy e Luke, che nel loro ultimo lavoro Sugar, Daddy del 2022 riescono a mescolare melodie guidate da riff e voce incalzante con percussioni davvero immediate, rintracciabili anche dal vivo.

Seguono sul palco gli austriaci Molly, un altro duo, anche loro giovanissimi ma dai ritmi completamente diversi: rientrando tra il genere post punk e lo shoegaze, spaziando in un mondo onirico che a tratti ricorda sfaccettature “sigurròsiane” con ritmiche di batteria cadenzate ma efficaci. Il loro ultimo disco, Picturesque è uscito nel 2022.

Così siamo arrivati ai nostri headliners tanto attesi di questo secondo giorno: The Notwist.

La band iconica tedesca non avrebbe bisogno di presentazioni. Nata negli anni ’90, il gruppo spazia ormai nella scena elettronica/pop/post rock. Il loro ultimo album è stato pubblicato nel 2021 e ha il titolo Vertigo Days.

Ma come descrivere il concerto dei Notwist? È una bella domanda. La mia credo sia stata un’esperienza che definirei “extracorporea”: noi fotografi, come accade di solito, abbiamo un tempo limitato per scattare sotto palco. Generalmente infatti le regole sono: “primi 3 brani, no flash, e poi via!”

Ci si impegna il più possibile in quel lasso di tempo per fare le foto migliori, a volte però accade qualcosa, quando sono a meno di 3 metri dalla band che si esibisce: resto fisicamente “rapita” dalla musica.

E forse era logico che accadesse, perchè i Notwist riescono a mescolare
innumerevoli generi musicali (indie, rock, elettronica, blues, pop, driftwork) che forse nemmeno esistono, e mettono d’accordo anche il pubblico più diverso.

Sono riusciti ad ipnotizzarmi e trasportarmi in una dimensione totalmente estranea al presente. E così è successo che, mentre tutti i miei colleghi si davano da fare scattando, io sono rimasta inginocchiata con la macchina fotografica in mano e gli occhi lucidi, puntati su dettagli di luce che
si lasciavano fondere insieme alla loro musica.

Una musica incredibilmente malinconica, che va dritta alla mente ma anche al cuore. Da brava nostalgica ho assaporato quel momento finché potevo, e poi, svegliandomi da quel sogno ad occhi aperti, sono tornata a fare le mie foto.

Inutile dire che il pubblico che ho lasciato alle mie spalle era più o meno nel mio stesso stato, ipnotizzato.

Dopo questa serata magica arriva il terzo ed ultimo giorno di festival e arriva anche il caldo asfissiante a 35 gradi all’ombra. Ma non demordo, non lo fa nessuno, siamo tutti carichi per questa giornata.

Il mood di questo concerto si avverte nell’aria: tira un vento caldo e psichedelico. Da Detroit, suonano per primi gli americani Moonwalks, un affascinante trio psych rock dai suoni conturbanti e polverosi, da tradizione desertica americana, in cui risuonano echi che potremmo ricollegare ai King Gizzard (con cui infatti hanno condiviso alcuni palchi). Il loro ultimo LP Western Mystery Tradition è uscito nel 2023.

Il loro è un assaggio di quello che ci aspetta tra poco. Il pubblico si stringe sempre di più verso il palco per l’attesissimo arrivo de The Brian Jonestown Massacre, lo storico gruppo californiano capitanato da Anton Newcombe, personaggio “caleidoscopico” e controverso, definito come un
guru della neopsichedelia, parecchio chiacchierato per il suo stile di vita e il suo vissuto alquanto “sui generis”.

Per i non addetti ai lavori il nome del gruppo rimanda da un lato a Brian Jones dei Rolling Stones e dall’altro al suicidio di massa di Jonestown del 1978.
Si parte con il loro brano forse più conosciuto Anemone che definisce subito l’impronta di questo live.

Siamo tutti immediatamente catapultati in un vortice acido, impastato di colori e visioni lisergiche, con una band che è forse una delle poche a potersi ancora permettere di far rivivere questo sapore psichedelico nel 2023.

Con la loro ultima creazione, partorita proprio quest’anno The Future is your Past, i B.J.M. si confermano tra gli ultimi baluardi di un genere che ormai potrebbe essere facilmente dimenticato ma che in realtà sembra ancora molto vivo, capace di generare tra il suo pubblico all’ascolto, visibili volti affascinati, in stato di venerazione.

Mi lascio trascinare anche io da questa trappola psichedelica che non fa che aumentare di brano in brano ed il gruppo approfitta della situazione per
allungare di un bel po’ la sua performance…non che qualcuno se ne lamenti, ovviamente.

Si conclude così nel migliore dei modi questa tre giorni di musica, risate, sudore, condivisione, arte e amicizia.

Grazie di tutto Lars Rock Fest, siete speciali.

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di Uliana Piro