Altro martedì, altra corsa. Stesso caldo. Stessa voglia di rimanere in pigiama a vedere le nuove puntate di Stranger Things.
Invece esci da lavoro, casa, doccia, mozzarella e due pomodori, perché diciamocelo con questo caldo la cucina è il male supremo.
Stavolta sei puntuale, perché a Na cosetta estiva l’ultima volta ti sei quasi persa l’inizio del concerto di Di Martino. Stavolta troppo puntuale.
21.00 – Fa caldo, belli i jeans, quelli skinny, ovviamente, che la pelle se ne viene via con loro quando poi a fine serata vai per toglierteli.
21.30 – Seduta sulle casse davanti al palco chiacchieri e aspetti l’inizio del concerto.
22.00 – Sempre seduta sulle casse, perché hai sbagliato anche le scarpe oltre che ai jeans. Arriva Andrea Laszlo De Simone, una figura longilinea, che sembra appena uscito da una rivista di moda degli anni ’80. Al seguito i suoi due nipotini, belli come il sole e, soprattutto, silenziosi. Non so a voi, ma io quando vedo bambini così, penso sempre a dove si possano acquistare già fatti, ma fatti così.
Poi buco nero temporale e sul palco le luci si abbassano, nel frattempo il sole è sceso e tu, ovviamente, non hai ancora preparato le macchine. Guardi preoccupata il palco e le luci inesistenti. Il solito momento panico da prestazione.
Esce Andrea, escono tutti, Damir Nefat (chitarra), Daniele C (basso e cori), Filippo Cornaglia (batteria), Zevi Bordovach (tastiere) e Anthony Sasso (cori e percussioni) – se ve lo state chiedendo questa sarà l’unica notizia tecnica che sarò in grado di fornirvi.
Ti ritrovi catapultata, piccola e felice, nella macchina dei tuoi genitori.
Anni ’90, in viaggio dalla Calabria verso l’estate pugliese. Quando, nel dormiveglia della calura di una Ford Focus senza aria condizionata, le cassette di Battisti, De André e Dalla scandivano le sei ore di distanza dal mare e dalle cotte adolescenziali.
Sì, mi sembra di essere tornata piccola. Senza pensieri.
Andrea è tutto suo il viaggio, fatto di improvvisazioni, sigarette e amore. L’amore quello che non puoi capire, quello che parla al passato. Quello che è finito, che ti ha deluso, quello che non diventa un fiore.
Le paure, quelle degli adulti, diventano fumo, si trasformano. Meraviglia, respiri, sguardi felici e guerre di baci, tutto si fonde.
Un ragazzo e una ragazza si abbracciano a fianco a me e io non so più dove finisce l’uno e dove inizia l’altro.
Il concerto di Andrea Laszlo De Simone è questo, un abbraccio fra due ragazzi che non sanno bene perché si amano e perché rimangono stretti l’un l’altro.
Due ragazzi che si staccano solo per girarsi una sigaretta e fumarla insieme a lui.
di Mattia la Torre