“Dai ragazzi, fate un salto al club, c’è una ragazza americana davvero brava, ha anche i capelli rosa!”
Era l’Aprile del 2014 e per la prima volta mi imbattevo in Erin K, completamente rapito dal singolo “Coins“, dopo averla ascoltata dal vivo
rimasi ancora più affascinato, come me, migliaia di italiani che hanno avuto modo di vederla nei centinaia di palchi calcati in tutto il bel paese nei successivi mesi.
Un’imbarazzante facilità di scrittura e composizione che non ha lasciato indifferente nemmeno La Tempesta Dischi e Andrea Appino (The Zen Circus),
i primi la mettono sotto contratto per la realizzazione del primo album ufficiale, il secondo ne cura invece la produzione artistica.
Il risultato è “Little Torch“, 10 brani che danno la conferma di trovarsi difronte ad un’artista mai banale, capace di tracciare armonie dall’imprinting immediato
assecondate da testi diretti che trattano la quotidianità cosi come tematiche politicamente scorrette. La partecipazione di Roy Paci, Enrico Gabrielli, Simone Padovani e gli Zen Circus impreziosiscono un album difficile da catalogare se non reciclando la parola “anti-folk” della quale è Erin K è stata etichettata come reginetta.
“No Control” è un vero gioiellino, armonie curatissime che si sposano alla perfezione con la dolcezza della voce, sulla stessa falsa riga troviamo “I Fell for you face” e “Coins” e “Couldn’t” mentre è la scrittura a farla padrona in brani come “I Just ate shit” e “Pay to play”, naturalmente non manca l’ironia che l’ha contraddistinta sin dagli esordi nei brani”Assholio”, “Beautiful Monkeeh” e “Dum Da Dum Song”.
In questi giorni è in giro per l’Italia con una formazione tutta al femminile che vede le Ginger Bender, Jeanne Hadley (basso, cori e ukulele) e
Alessandra Di Toma (chitarra elettrica e cori) e Giulia Formica degli Julie Ant alla batteria.
Se siete nei paraggi, non perdetevela!
Se siete nei paraggi, non perdetevela!