Di solito sai cosa aspettarti da un concerto di Dente e da uno spettacolo di Guido Catalano. Ma quando questi due mondi si incontrano, non hai ben chiaro cosa sono capaci di creare sul palco. E ciò che ho visto ieri alle Officine Sonore è stato qualcosa di esilarante.
“Contemporaneamente insieme” è il nome dello spettacolo che il cantautore fidentino insieme allo scrittore torinese stanno portando in giro per l’Italia. Loro stessi tengono a precisare che questa creatura “non è un reading, né un concerto, non una commedia dialettale e nemmeno uno spettacolo circense, non un balletto, un workshop, uno spogliarello burlesco e neppure una dimostrazione di prodotti di bellezza o aspirapolveri. Niente di tutto questo ma molto molto meno“. Oserei definirla un ibrido, un mischione di musica, parole, interazione, lettura, tutto al servizio della trattazione del tema apparentemente più semplice da argomentare ma in realtà il più infido di tutti: l’amore.
E sull’argomento sia Dente che Guido Catalano sono campioni di descrizione, ognuno nel proprio stile. Che per il primo è più disincantato e realistico, mentre per il secondo più irriverente e ironico. E la serata non è stata altro che una sensazione di confortevolezza, come se fossi andata a casa di amici in ciabatte per cazzeggiare insieme a loro. Perché Dente e Guido Catalano ti permettono di partire subito con una discreta confidenza. Abbiamo rotto il ghiaccio sparandoci un selfie di discutibile qualità e chiacchierato di argomenti improbabili, a tratti classici, a volte più inconsueti.
Questa sensazione “casalinga” è un po’ “colpa” della loro scenografia che rendeva il palco una sorta di prolungamento del salotto di casa.
Tra chitarra, pianoforte e leggio, spiccavano due sedie attorno a un tavolino sul quale erano posizionati una piantina, un registratore e un’armonica. I due artisti, come fossero a casa loro, discutevano in maniera talvolta profonda talvolta assolutamente dissacrante. Tra questi stralci di delirio, per nulla nonsense, si inserivano brani del repertorio di Dente e letture dai libri di Guido Catalano. E il suono più ricorrente durante il live era quello delle vive risate che il nutrito pubblico presente continuava a fare senza sosta.
Il momento clou della serata arriva quasi alla fine, come se lo avessero lasciato intenzionalmente per ultimo. Già da giorni circolavano post su Facebook in cui Guido Catalano invitava i presenti a portare con sé una penna, senza aggiungere altro.
All’entrata ogni singolo spettatore ha ricevuto una cartolina che sul retro riportava un altro piccolo indizio. Bisognava scrivere una frase d’amore, poi altre informazioni sarebbero state fornite durante lo show. Ancora mistero, tutti si chiedevano quale fosse la trovata e la curiosità era mista a un minimo di ansia per alcuni. Non si sa mai cosa un artista, soprattutto se imprevedibile, possa chiederti di fare. E con un jingle degno di una rubrica da “posta del cuore”, finalmente veniamo illuminati sullo scopo delle cartoline: dopo aver scritto sopra la frase, bisognava lanciarle a caso e raccoglierne poi a caso altre da terra.
Dopo la “pioggia di carta” qualche messaggio è stato letto sul palco: ecco svelato il perché del sorriso ansioso di qualcuno. I saluti, anche quelli, sono stati curati in maniera peculiare, sarebbe stato noioso congedarsi dal pubblico con un classico, seppure educato, saluto. E come gentili e premurosi padroni di casa si concedono a chiacchiere, autografi e foto con i fan, nonostante sappiano di doversi svegliare abbastanza presto per imboccare la Salerno-Reggio Calabria alla volta di Palermo e scongiurare disagi tipici della bella e dannata autostrada.
Uno spettacolo sui generis, concordo con Dente e Guido Catalano circa l’impossibilità – o forse – la mancata voglia di definirlo. Ognuno dovrà farsi la propria idea in merito. Ed è ancora più facile se si hanno delle splendide foto a disposizione, come quelle scattate durante la serata dal caro Matteo Branca.