“Milano” è come una passeggiata in città in cui si incontrano persone e personaggi.
Si notano dettagli e si osservano bellezze, si viene colpiti da suoni, da colori e da odori. Questo non è, però, un disco da ascoltare in sottofondo, ci sono brani che si prendono, da soli, il proprio spazio e ci parlano di storie umane in cui il profondo cambiamento di una Milano degli anni ottanta è contemporaneamente sfondo e protagonista.
Milano è un dipinto che Daniele Luppi, i Parquet Courts e Karen O, cantante degli Yeah Yeah Yeahs, incorniciano su supporto fonografico.
Un disco che, al primo approccio, potrebbe sembrare piuttosto ostico, come quando ci si trova per la prima volta in una città così particolare, successivamente, quando ci si cala completamente dentro, si interiozzano i suoi ritmi, si riconoscono le sue molteplici anime e ci si sente a casa, anche nel suo angolo più remoto.
Alcuni brani, soprattutto in quelli in cui è presente Karen O, sono più ritmati e selvaggi. Tra questi spiccano “The Golden Ones” e “Talisa”. Altri brani sono più languidi e melodici, come la open-track “Soul and Sigarette” oppure “Mount Napoleon”. La chiusura di “Milano”, invece, è affidata ad una jam jazzistica, in cui il Luppi è protagonista con il suo sassofono per tutti e cinque i minuti.
Indirizzandosi di base su un genere alternative rock, i nove brani sono permeati di una tale acidità che in certi passaggi sembra di star ascoltando le chitarre di Disraeli Gears dei Cream. In questo lavoro le voci di Daniele Luppi e di Karen O si alternano ai microfoni dando un’impronta sempre diversa ai brani suonati dai Parquet Courts.
È un concept-album un po’ anacronistico, sicuramente non sarà la produzione più importante e attuale del 2017, ma nel complesso dal punto di vista musicale è solido. Riscoprire o riascoltare determinate sonorità può far solo piacere!