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Cronache Scandinave #4 – Il disgelo

Cronache Scandinave: Salvatore dalla Danimarca

Cronache Scandinave: Salvatore dalla Danimarca

L’inverno qui, nelle terre scandinave, sembra durare in eterno.

Non è mai troppo freddo, ma è una perenne stasi grigia, umida. E dopo qualche mese ci si dimentica quasi dell’estate, di quanto sia meraviglioso il sole, stare all’aria aperta a sorseggiare un drink, respirare l’aria del mar Baltico senza rabbrividire. Dopo qualche anno vissuto in Scandinavia ci si assuefà al fatto che è proprio questo il prezzo da pagare per godersi appieno la bella stagione. Si, il tipico luogo comune – l’inverno lungo e buio ti fa apprezzare come non mai i mesi caldi – ma è tremendamente vero. “Che poi a stare in t-shirt tutto l’anno uno perde tutto il gusto del progredire delle stagioni” così mi riportava una mia amica che ha passato qualche anno in California. Non so se crederle.

Ad ogni modo, quando i primi raggi di sole cominciano a scalfire gli onnipresenti spessi strati di nuvole, a Copenhagen la gente cambia espressione, riacquista il sorriso e l’energia, la voglia di fare, muoversi, divertirsi.  Al primo sole, sebbene faccia ancora un freddo pungente, puoi vedere gli autoctoni in shorts a carpire un po’ di tepore agli angoli assolati delle strade. Mi decido anche io, un pomeriggio di fine aprile, a cercare di emularli. Vado a leggere un libro sulla spiaggia a 5min di bici da casa mia – dopo 15min di battaglia mi arrendo al vento artico e decido di rientrare, mentre osservo gente di tutte le età che esce dalla sauna nuda, con un asciugamano sui fianchi e si tuffa senza pudore nelle acque gelide di fronte la spiaggetta di Svanemøllen, e mi chiedo come diavolo facciano.

La temperatura prima o poi però aumenta davvero.

Tra marzo e aprile, anche a livello musicale tutto si risveglia, mentre i mesi precedenti rimangono come congelati con soltanto la breve parentesi del Vinter Jazz, lo spin-off invernale del rinomato Copenhagen Jazz festival di cui vi parlerò in separata sede. I locali riaprono i battenti. Alcuni cambiano nome, altri gestione, altri rinnovano gli interni, altri si fondono con collettivi di volontari e mutano i contenuti per adeguarsi ai nuovi trend, altri si spostano in periferia. Vengono rilasciati programmi infiniti che uno si scervella per cercare di non perdersi i concerti più belli. E cominciano i primi festival primaverili, più modesti delle gigantesche rassegne estive tipo il Northside o il Roskilde Festival. Qui da metà maggio a metà agosto di sono più di 70 festival e rassegne, anche questo argomento lo rimando per ora. Ma se vi piace la musica e volete fare un viaggio in Scandinavia vi consiglio questo periodo.

Vi parlerò ora di alcuni dei miei locali medio-piccoli preferiti che sbocciano a primavera e che non dovete perdervi se passate da queste parti.

alice logo scandinave

L’ALICE, è stato aperto da pochi mesi dalla fusione di due realtà fantastiche della capitale danese, il Global – specializzato in musica etnica e world –  e la storica Jazzhouse – che a differenza del nome offriva concerti che spaziavano dal rock alternativo, il noise-rock allo jazz sperimentale e piccole orchestre creative. La Jazzhouse ha abbandonato per problemi finanziari la sua storica sede e si è trasferita nella nuova sede inglobando il Global (!). Per fortuna dalla fusione non è andato perso quasi niente, ed ora l’ALICE ha una programmazione spaventosa, con circa 300 concerti l’anno. Nei due locali su citati negli anni ho avuto la fortuna di assistere a concerti memorabili di band come Deerhoof, Lighting Bolt, i progetti alternativi di Thurston Moore (Jazzhouse) oppure l’ipnotico Mali blues di uno dei figli di Ali Farka Tourè, il liuto cretese di Giorgios Xylouris accompagnato dal leggendario batterista Jim White dei Dirty Three (Global), solo per citarne alcuni.

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http://alicecph.com

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Hotel Cecil, è il nome di un vecchio hotel che per 30 anni è stato la sede della Jazzhouse. Per fortuna quando questi hanno lasciato la sede non è stata trasformata in un negozio di scarpe alla moda (come molti avevano auspicato visto che si trova in pieno centro), ma è diventato un locale di musica principalmente rock, e con l’acustica meravigliosa che si ritrova non può che essere un ottimo nuovo acquisto per la città. Vi dirò di più quando vado a scoprirlo.

http://hotelcecil.dk

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La Huset-KBH (Casa di Copenhagen, letteralmente), è uno dei più grossi centri culturali del comune di Copenhagen. Ce ne sono diversi in giro per la città e sono uno dei mezzi attraverso cui il comune ed il governo promuovono la cultura. Ottengono fondi pubblici per pagare gli artisti (quindi i concerti sono di norma più economici) e sono gestiti per l’85% da volontari. Sono anche io un volontario, ed è qui che ha sede il piccolo collettivo artistico di cui faccio parte. A parte il conflitto di interesse, la Huset-KBH è locato in uno stabile storico a due passi dalla piazza principale di Copenhagen, un palazzo a più piani con cortile interno e attualmente comprende: un pub dove si può sfidare gli amici con migliaia di giochi da tavola diversi (Bastard Cafe, piano terra); lo Stardust al 1° piano, dove si organizzano principalmente concerti jazz/blues o le più disparate performance artistiche – un tempo era famoso per la scena punk, i Nirvana suonarono qui qualche anno fa; lo Huset Biograf al 2° piano, un cinema d’essai; il Musikcafèen al 3° piano, dove ci sono i concerti più grossi e negli anni d’oro hanno suonato band come i Radiohead o i Sonic Youth; al 4°  piano un teatro. Il cortile esterno viene usato d’estate per performance dal vivo durante il Copenhagen Jazz Festival o il Summer in the City festival. Non serve aggiungere altro.

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https://huset-kbh.dk

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Lo Spillested Stengade, posizionato nella omonima via nel quartiere alternativo Nørrebro è un posto interessante e variegato nell’offerta. Può proporre concerti metal, rock, shoegaze, elettronica, pop ma organizza anche serate di dub e drum’n’bass. É situato in una villetta a due piani, piano terra con la sala più grande e il secondo piano coi divanetti, un baretto una sala fumatori per momenti più rilassati. Tocca sempre tenere d’occhio il programma perchè spuntano fuori delle chicche, tipo The Underground Youth, Acid Mother Temple, LCD and the search for God. Ogni due/tre settimane di mercoledì ospita il Play-it!, un paio di band emergenti e poi jam session fino a notte fonda dove sono tutti i benvenuti a salire sul palco ed usare gli strumenti che il locale mette a disposizione.

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http://stengade.dk

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Il Loppen è un posto magico. Situato dentro le mura della città libera di Christiania (piccolo quartiere occupato dagli Hippies la fine degli anni 70’) è un locale piccolo ma affascinante. Il palco basso messo di traverso ti fa immergere dentro la musica e ti senti parte dello show. Propongono diversi stili di musica, ma i pezzi più grossi sono del genere rock alternativo. I concerti a cui ho assistito qui, tipo i Mono, gli Spain, o i newyorkesi A place to bury stranger rimarranno tra i migliori a cui abbia mai assistito. Coinvolgenti non solo per la musica ma per l’ambientazione. Tetto basso e travi di legno, acustica fatta bene, bar economico a due passi dal palco. Uno dei miei posti preferiti in assoluto.

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http://loppen.dk