“A mezzo gennaio, mezzo pane e mezzo pagliaio” dicevano gli antichi, perché gennaio è sempre stato mese di magra; siamo a metà della stagionale invernale, le scorte iniziano a diminuire e di prodotti nuovi, per il momento, poco o niente.
Una cosa simile che succede anche in ambito discografico, ma per altre ragioni, complice soprattutto il Natale appena passato che è sempre costellato di produzioni fatte ad hoc e di cui se ne potrebbe fare certamente a meno per la maggior parte.
Ma a gennaio capita spesso di trovare dei dischi molto ispirati capaci di smorzare l’atmosfera di austerità che pervade questo mese.
CJ Camerieri è un trombettista americano di grande talento che fino ad oggi ha collaborato con musicisti come Paul Simon, Sufjian Stevens, The National, Belle and Sebastian, oltre ad aver fondato l’orchestra di classica contemporanea yMusic.
Stiamo parlando di educazione musicale classica e jazz applicata alla modernità.
Carm, il disco di debutto dell’omonimo progetto, è stato prodotto con approccio pop da Ryan Olson (qui trovate la puntata di To Tape in cui abbiamo ascoltato e parlato di questo disco).
L’intreccio tra la tromba di CJ Camerieri, le voci di Bon Iver, Sufjian Stevens, Yo La Tengo, Shara Nova (My Brightest Diamond) e Jake Luppen (Hippo Campus, Lupin) e le atmosfere create intorno conferiscono al disco un livello qualitativo molto alto.
Ci affacciamo, poi, nel mondo soul di Aaron Frazer, anche lui al debutto discografico ma sotto la produzione di Dan Auerbach (The Black Keys), la persona adatta a lavorare su certi dischi.
Suoni vintage, stile 70’s, voce morbida e un altro importante esordio grazie un’etichetta, la Dead Oceans, che negli ultimi due anni ha fatto vedere al mondo artisti di valore (Phoebe Bridgers, Khruangbin, Shame).
Chiudiamo con due dischi italiani, il primo è di Johnny Mox, Hyper Gospel .1, pubblicato a metà dicembre 2020 e composto da due brani, come se fosse un 45 giri.
C’è anche il primo brano cantato in italiano e troverete il solito, affascinante Johnny Mox tra gospel, punk, sperimentazione e beatboxing.
Arriveranno altri due episodi, a marzo e poi a giugno quando verrà poi pubblicato l’album intero (qui trovate la puntata di To Tape in cui abbiamo ascoltato e parlato di Johnny Mox e Aaron Frazer).
Il secondo è il nuovo di Phill Reynolds, A Sudden Nowhere, che esce proprio oggi. È il risultato di mesi di straniamento, angoscia, di chitarre ferme prese a prendere polvere e momenti bui, quelli che abbiamo vissuto tutti lo scorso anno e che, ahimè, continuiamo a vivere.
In questo oblio molti sono stati risucchiati, altri hanno reagito e si sono guardati intorno, hanno volto lo sguardo fin dove poteva arrivare e quello di Phill Reynolds si è posato sulle colline davanti a sé.