Ottima la prima del tour del 2018 di Giorgio Canali & Rossofuoco che presentano il nuovo album “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro”.
Giorgio Canali & Rossofuoco – Lo show si apre al buio, con qualche luce bassa, la registrazione di un temporale ed il rumore della pioggia: la tempesta è imminente.
La band sale sul palco, ha dietro un cartellone gigante con la copertina dell’album e di fronte un Locomotiv pieno e molto curioso, tutto sembra tinto di rosso.
Giorgio Canali sfoggia un look contrastante, un po’ come la sua personalità: camicia, cintura borchiata, una elegante chitarra glitterata e ai piedi ha un bicchiere di vino.
“E’ andata bene che ho la camicia viola perché potevo averne una verde stasera” dice ironizzando ed alludendo ai leghisti.
Si parte col nuovo album, presentato quasi per intero.
Colpisce il coinvolgimento del pubblico che sin dall’inizio grida più volte: “Piove, piove, finalmente piove!”.
Non si fa attendere la risposta di Giorgio che esprime il suo disagio con uno: “speriamo piova anche qua dentro perché fa un caldo di merda!”.
Degne di nota sono le esecuzioni di “Emilia parallela”, forse il pezzo più significativo dell’album, irriverente, pieno di distorsioni e cambi di tempo e “Messaggi a nessuno”, con un arpeggio che incanta.
“Fuochi supplementari” viene introdotta con un richiesta un po’ particolare, cioè quella di sventolare in aria gli accendini che tanto lo facevano imbestialire in passato, “così date fuoco al Locomotiv che è anche ora che cambino l’arredamento!” dice ridendo.
Toccante il momento di “Estaate” che “è dedicata ad una persona speciale” e ci fa godere di un Canali commosso, con occhi lucidi.
Ma i più attenti percepiscono anche qualche défaillance come quando dimentica parti di testo in “Mille non più di mille”, tanto che a conclusione del pezzo sembra quasi sollevato e al contempo affaticato.
Poi si ferma a bere un sorso d’acqua e la gente ironicamente gli dà del buffone.
Rimango folgorata dal batterista Luca Martelli, già noto ai più per aver suonato con Piero Pelù e i Litfiba. Carico di energia, impeccabile, picchia sui tamburi come se non ci fosse un domani, presta la voce per i cori ed in men che non si dica mi ritrovo ad invidiare i musicisti che hanno il privilegio di condividere il palco con lui.
Il concerto prosegue con canzoni intervallate a bestemmie provenienti sia da sopra che da sotto il palco.
Non mancano i pezzi vecchi: da “Ci sarà” che scatena un pogo nelle prime file che mi trova coinvolta con tanto di volo di occhiali, a “Precipito” in cui sul finale Giorgio dà di proposito una violenta testata al microfono.
Durante “Lezioni di poesia” mi giro e noto una ragazza piangere, coprendosi il volto con le mani: la scena mi fa venire i brividi, vorrei abbracciarla ma a farlo ci pensa un ragazzo che è con lei.
Poi una versione velocizzata e atipica di “Messico senza nuvole”, eseguita così per farci un dispetto. Si, perché Giorgio è annoiato dalle solite cose, si diverte rompendo gli schemi, sussurra qualcosa a tutta la band e decide di non suonare “Mostri sotto il letto” che era prevista in scaletta perché dice che si è “rotto i coglioni” e tra i fischi del pubblico passa alla successiva.
Il tempo passa ma solo sui volti: Giorgio Canali e band dimostrano di essere ancora uno dei punti di riferimento principali della musica alternative rock italiana.
E lo standing ovation finale che gli riserva il Locomotiv a Bologna ne è la prova.