Ore 22.42, con andatura dinoccolata, jeans e chiodo, Cristian sale sul palco in fondo alla sala, oscillando tra i tavolini del Bravo Caffè che arrivano fin sotto l’impianto.
Pronti, via, si parte con “Che cosa fai stasera” e la nave salpa subito con “Love Boat”, grande dimestichezza con lo strumento e familiarità con la propria potenza vocale, che consente a Bugo di non doversi preoccupare della posizione del microfono.
E’ forte l’interazione col pubblico, rifugge i cliché e lo stucchevole teatrino di singoli, duo o trio persi nelle loro alte e fumose idee sparsi per le strade e i locali.
Non ci sono strutture o barriere, è esattamente come essere in terrazza d’estate od alla fine della festa, quando gli invitati sconosciuti sono andati via, a sentire l’amico con più talento rendere partecipi gli altri.
Durante l’esecuzione de ” Nel giro giusto”, il coro spontaneo del locale scatena una fragorosa risata nel Bugatti, al punto da rendergli impossibile la prosecuzione del brano, che verrà ripreso, con sempre qualche fatica successivamente.
“Oh ragazzi non lo so perché, mi fa ridere questa canzone”.
Non ha bisogno di presentare i propri brani, non ha bisogno di incensare, con aneddoti e antologie, Ivan Graziani, Lucio Battisti e Luigi Tenco prima di eseguire “Agnese”, “Supermarket” ed “Io sono Uno”.
A testimonianza dell’originalità della proposta e dell’innovazione, o forse meglio, della naturalizzazione musicale, la presenza di numerosi artisti di livello nazionale, una rarità trovarne di alto livello ad ascoltare i colleghi e a confessarci, dietro la promessa dell’anonimato: “minchia che concerto!”.
Accompagnato in “C’è Crisi” dall’armonica a bocca e dal suo fido chitarrista Max Frignani, Bugo porta a termine le quasi due ore di concerto senza bis, in maniera decisa, intima e scanzonata, con il disincanto di chi tutto vede, molto racconta e tanto conserva.