Lille, regione Hauts-de-France, Francia: nel mio “percorso francese” mi imbatto per la seconda volta nella mia vita nella maestria della chitarrista statunitense Ava Mendoza. E, grazie a questa occasione, scopro una realtà cittadina davvero interessante: La Malterie.
Ava Mendoza è stata il mio primo concerto organizzato alle Officine Sonore insieme a un’amica (Cristina Pullano). Correva l’anno 2012, il locale lametino era da poco nato e tutti avevano una gran voglia di respirare aria di cultura in centro.
Ava Mendoza era in tour in Italia con Marco Di Gasbarro, talentuoso batterista di diverse formazioni romane (Ay!, Squartet ecc), nonché caro amico.
Da allora è stato subito amore con il suo tocco elegante e intenso allo stesso tempo. Perciò, appena scoperto del suo “passaggio” nelle Fiandre francesi (segnalazione ricevuta grazie a Marco), mi sono segnata la data. E così non solo ho colto l’occasione di rivivere l’emozione della sua musica, ma anche di cominciare a conoscre il “sottosuolo” creativo della città.
Lille mi ha adottato come una premurosa madre del sud farebbe con le amiche fuori sede della figlia. Mi coccola, mi prende in giro, mi dà da mangiare leccornie di ogni nazionalità insieme a una nutrita varietà di musica.
Mea culpa, non conoscevo bene questa zona e ne ignoravo il fervore culturale che, invece, serpeggia prepotente tra le vie cittadine.
E dopo un battesimo con un “ballo post-punk” la settimana scorsa, trovo pane ancora più adatto per i miei denti. La Malterie. Ne avevo sentito parlare da qualche musicista del luogo, mi era stato descritto come uno dei posti in cui trovare la migliore musica indipendente e sperimentale della zona. E così è stato.
La Malterie, cito testualmente, “creata e gestita da artisti, è una struttura associativa a sostegno della ricerca e della sperimentazione artistica nel settore dell’arte visiva e della musica contemporanea“.
Sito in un vecchio palazzo industriale della città, La Malterie è un locale grazioso e gradevole. Un posto dove le diverse fasce d’età si mischiano con disinvoltura e senza troppe cerimonie. La serata consta di tre performance, due prima di quella di Ava Mendoza & co.
Ad aprire le danze sono i Wabla e finalmente capisco il senso di quella squadra di ottoni posizionati sul palco.
Trombe, corni, tromboni sono collegati a un generatore d’aria manovrato sapientemente dal quartetto francese. Wabla sta per “We Are Bodies Listening in Action” ed è un progetto che riunisce pubblico e attori sonori in uno spazio-tempo complementare all’ascolto del mondo. Davis Bausseron, Thierry Madiot, Gordon Pym e Christian Pruvost sperimentano approcci allo strumento sicuramente inediti e sono una goduria visiva. Puoi sentire il gorgoglio dell’acqua. Puoi vedere una pallina fluttuare su un getto d’aria. Puoi ascoltare i rumori che l’aria fa nelle loro bocche. In soldoni, tutto a che fare con l’aria nella loro performance.
Cambio di palco veloce – in realtà non esiste realmente un palco a La Malterie – che si sposta al centro della sala. Ci disponiamo attorno a synth, registratore, tastiera e altre mirabolanti tecnologie al servizio della musica per dare il benvenuto alla seconda formazione. Il duo francese di improvvisazione libera Xavier Garcia – Lionel Marchetti gioca pesantemente con un’elettronica votata all’intuizione dell’istante, che manipola la materia.
La parte interessante di questa performance è il fatto che il duo compone all’istante. E come diceva Benjamin, il mio vicino di sedia psichiatra, guardare loro e i Wabla era come assistere a qualcosa di magico.
La magia dura su per giù 40 minuti, il famigerato “palco” è ancora la sala centrale e vedo apparire strumenti che so riconoscere. Vedo un bel basso, una batteria ma soprattutto vedo la chitarra di Ava Mendoza, pronta ad essere imbracciata.
Giusto per dare l’idea del talento della ragazza, tra le sue collaborazioni compaiono, tra i tanti, Nels Cline (Wilco), Fred Frith, Carla Bozulich (The Geraldine Fibbers, Evangelista) e membri dei The Violent Femmes.
E da Guitar World è stata considerata una delle 10 chitarriste da conoscere. Accompagnata dal francese Maxime Petit al basso e dall’australiano Will Guthrie alla batteria, ci risveglia dal mondo incantato in cui eravamo sommersi con le esibizioni precedenti grazie a una scarica di free-rock/jazz. Ava Mendoza ha all’attivo anche un album omonimo realizzato insieme ai due artisti nel 2016 per Becoq Records.
Non c’è gamba che non vada a ritmo, non c’è testa che non segua le note e ogni applauso scandisce i pezzi con benevola accoglienza e sincera partecipazione. Ava Mendoza diligentemente coordina il tutto e lo fa con quella infinitesimale grazia che credo solo una donna sia capace di mostrare.
Il suono sa essere deciso e corposo, mantenendo una linearità espressiva e una compattezza che ho riscontrato in pochi musicisti dei nostri tempi.
L’affiatamento tra i tre è tangibile, lo si vede nel perfetto sincronismo, tanto quanto nel mélange sonoro creatosi. E vedere questa chimica perfettamente riuscita è un piacere. Fino all’ultimo pezzo la soddisfazione dimostrata dai presenti è enorme, la serata si conclude con complimenti, chiacchiere e scambi di opinioni sempre interessanti. E me ne vado a casa “stonata” e contenta: cara Lille, cominciamo proprio nel verso giusto!