Per colmare la mia curiosità ossessiva, compulsiva, sono andata a romper le scatole ad Andrea Alfiero, giovane cantautore laziale che il 25 Giugno ha esordito con “Arancione” un album genuino, nel quale non ha paura di svelarsi e che sa affascinare con tutte le sue sfumature.
Fede – Partiamo con una domanda tanto doverosa quanto ridondante… come nasce il progetto musicale di Andrea Alfiero?
Andrea Alfiero – Il progetto Alfiero, che sarebbe il mio cognome, parte da me. E’ uscito dalle mura della mia casa ed ha incontrato tre ragazzi, Alessandro, Elia ed Igino che dopo avere ascoltato hanno ‘sposato la causa’. Inizialmente suonavo in acustico, avevo intenzione di incidere il disco, ho sparso un po’ la voce e sono stati proprio loro a farsi avanti e permettere alla totalità del progetto di prender vita.
Fede – Potrebbe quasi sembrare un processo al contrario, ovvero tante realtà musicali partono dal gruppo ed arrivano ad essere solisti…
Andrea Alfiero – Sono contento che loro mi abbiano seguito e si siano proposti, fortunatamente siamo concordi su tutto.
Fede – Vieni considerato come un artista emergente della musica Indie, anche se, a mio avviso, questa definizione si è allontanata dal senso originario di partenza. Personalmente tu come vivi questa forma di ‘etichettatura’?
Andrea Alfiero – Adesso c’è una grande confusione sul concetto di Indie, perché viene visto come un genere musicale quando in realtà è un modo di produzione del disco. Possiamo definire il nostro progetto propriamente Indie in quanto lo abbiamo pensato di testa nostra, volutamente non ci siamo rivolti a nessuna etichetta discografica, non abbiamo nessuno che ci ha seguito o ci segue dall’alto, quindi indipendente. Credo che il termine Indie si riferisca a questo e non alla moda che ne è seguita dopo, che invece lo identifica con un genere musicale o addirittura con un modo di vestirsi. Credo che la parola Indie abbia assunto un altro spropositato significato.
Fede – Quindi se dovessi dare tu un nome alla tua musica, alla tua voce, quale sarebbe?
Andrea Alfiero – Non gli darei un nome nuovo è un pop cantautorato, che si poteva ascoltare sia negli anni passati che in questi tempi.
Fede – I tuoi testi sono chiari, malinconici, emotivi e raccontano il quotidiano. Ad esempio nel brano ‘ E’ arrivato Christian’ si parte da quella che potrebbe essere una situazione comune per poi avere un’evoluzione anche introspettiva. Come ti approcci alla scrittura? Vivi un episodio e corri a scriverlo, sei nella tua stanza a ragionarci o è raccontare la giornata con quelle parole?
Andrea Alfiero – Ogni pezzo ha un suo modo e molto dipende dal periodo della vita. Prima avevo più tempo e potevo dedicarmi maggiormente alla scrittura, oggi per via dei vari impegni cerco di ritagliarmi il mio spazio. Ciò non vuol dire che mi siedo e mi dico: oggi devo scrivere, anzi tutt’altro, ci sono periodi nei quali non scrivo dove però c’è sempre un lavoro di testa, mi vengono in mente le idee e le appunto. Quando ho la possibilità le tiro giù e certamente quando diventano troppe sento l’esplosione e li ho proprio bisogno di uno spazio per la scrittura, altrimenti diverrei anche nervoso. Nel momento dell’esplosione escono fuori cose anche più di pancia, più intime, di un vissuto sia felice che meno ma che si è interiorizzato e che deve essere raccontato.
Fede – Ora che sei arrivato all’ Arancione hai già un’idea di quale colore ci sarà nei tuoi lavori futuri?
Andrea Alfiero – In teoria già ci dovremmo riunire per il secondo disco, già sappiamo che sarà un lavoro leggermente diverso dal primo. Tu mi chiedevi un colore, mi viene in mente il blu delle sonorità più spaziali. In Arancione abbiamo cercato di restare il più fedeli possibili a quello che si poteva udire nel disco e poi nei live, per il futuro abbiamo voglia di sperimentare.
Alfiero è un artista da tenere in considerazione in virtù del fatto che i prossimi live saranno nella Capitale, ascoltare per credere.
di Federica Romani, foto Davide Canali